LYDIA LOVELESS – Boy Crazy And Single(s)

Lydia loveless boy crazy and singles 1[610]

LYDIA LOVELESS – Boy Crazy And Single(s) (Bloodshot Records 2017)

Chitarre ruggenti, ritmica tosta e un bel tappeto di tastiere come si deve secondo i crismi più consolidati del verbo rock: così inizia All I Know il brano che da il “la” al nuovo disco di Lydia Loveless. Un bel cominciare, a testimonianza della buona vena della cantautrice (o sarebbe meglio dire rockeuse?) dell’Ohio, e a testimonianza anche della buona onda della Bloodshot Records i cui artisti spesso e volentieri sfornano dischi più che degni d’attenzione: non ci sarà il nome rivelazione, non ci saranno eclatanti sorprese, ma nei dischi Bloodshot in cui mi sono imbattuto negli ultimi due o tre anni ho sempre riscontrato un buon feeling tra il contenuto ed i miei gusti, che si tratti delle blues ballad semi acustiche di Luke Winslow-King, del punk western dei Bandidos, delle ruvidezze dei Waco Brothers o del loro leader Jon Langford quando fa il solista.

Lydia Loveless non è da meno, in soli sette anni si è costruita una credibilità più che attendibile, attraverso un pugno di dischi a lunga durata ed una manciata di 7” intriganti. Lo aveva confermato col suo disco del 2016 e lo ribadisce con questo nuovo CD. Nuovo si fa per dire per la verità, si tratta di una raccolta di materiale già noto sotto forma di singolo o di EP, ma i singoli, si sa, al giorno d’oggi vengono stampati solo nel caro vinile (che diviene presto sold out) o in formato etereo: così ecco l’idea di combinare (nei quaranta minuti del disco che ho tra le mani) un EP del 2013 intitolato Boy Crazy (e composto da cinque brani più che convincenti) con una serie di brani dai singoli, come per altro suggerisce anche il gioco di parole del titolo.

Se All I Know è pura potenza, il disco mantiene gli stessi toni con All The Time, altra composizione d’ottimo spessore, con Lover’s Spat e con la title track, poi il ritmo rallenta e Lydia ci offre una bella ed intensa ballata, The Water, con intrecci di chitarra perfettamente inseriti, su cui lei tesse la base con l’acustica e da libero sfogo alla potenza della sua voce tutt’altro che qualunque….

Mile High è un brano dal basso pulsante e dalle chitarre convinte, a metà strada tra punk e folk-rock, con un tema interessante, a seguire il brano che ne era la B-side, una cover di Blind della collega Kesha, ancora con un interessante lavoro delle chitarre elettriche; Come Over e Falling Out Of Love sono invece due singoli digitali, di quelli che non hanno mai visto il formato solido. Il primo conta anche su una bella pedal steel che si intreccia con le altre chitarre, mentre la ritmica incalza e Lydia infonde ispirazione nella voce, il secondo è uno slow altrettanto intenso e riuscito.

I Would Die 4 U proviene da un 7” del 2015 ed è un riuscito omaggio a Prince in cui Lydia riesce a rispettare il brano originale mantenendo però il proprio stile, peccato non ne sia stata ripresa anche la B-side, Under The Cherry Moon, sempre firmata da Prince. Azzeccatissima la conclusione è affidata ad una versione in solitaria di Alison, lato B del singolo del 2012 che in origine era abbinato all’opening track del CD dell’anno precedente.

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