NO PASTA NO SHOW! – Claudio Trotta
NO PASTA NO SHOW !
CLAUDIO TROTTA
Mondadori Electa
Pag 200 + 32 pag. di fotografie
Tengono banco ultimamente i libri di memorie o memorabilie o nostalgie vintage imperniate su ricordi, aneddoti, storie, scampoli di vita di artisti, scenette, recensioni di vecchi album storici o semi-sconosciuti, e quanto altro si possa aggiungere per quanto concerne il mondo musicale. A braccio ve ne posso citare vari che mi hanno ultimamente decisamente avvinto se non emozionato, ovvero Massimo Cotto con Pleased to meet you e Rock Bazar, Vincenzo Spera con A un metro dal palco, Ma che musica suoni di Fabio Zuffanti, Disco Club-Il diario di un dischivendolo di Gianfranco Balduzzi e L’ultimo dei Mohicani e My Tunes di Maurizio Blatto tutti eccellenti tomi che vanno a far legna con le ormai storiche antiche righe di Nick Hornby che sintetizzo con il meno noto ma ottimo Rock, pop, jazz e altro. Aggiungerei adesso questo No Pasta, No Show di Claudio Trotta che ci racconta a sua volta, girandosi a guardare indietro, del suo percorso iniziatico e poi inossidabile, essendo diventato lavoro, su quello che ha visto, vissuto, subito, gioito, guardato, assaporato, sofferto e che lo ha infine esaltato del mondo musicale,che è compagno di vita ormai da tempo del suo cammino di grande appassionato di musica, e di ciò che vi ruota attorno.
Dal 1979 anno del suo primo concerto che organizzò per John Martyn, che in quell’occasione gli fece anche un occhio nero ai fasti di mega concerti di valenza storica come tutti quelli di Bruce per citare un artista a caso, che piace a noi tutti, si srotola la vita e vi si narrano le vicende di questo promoter, ma prima aveva fatto altro sempre nell’ambito musicale, anche e specialmente la Radio come tanti di noi. Benedetti quei, permettetemi di dirlo, fantastici anni settanta. Insomma a 360° un libro che ci racconta con gli occhi di uno di noi, grande appassionato di musica e in special modo fan, quel mondo a volte folle, dorato, strambo, bellissimo, che è quello che tutti amiamo da tempo immemorabile, quello della musica e di quello che dannatamente vi frigge intorno. Una frase di Trotta sintetizza direi perfettamente quello che erano gli anni settanta nel quale aveva iniziato questo suo lavoro; lui nel libro dice che “erano anni duri ma anche straordinari,” ecco credo che questa frase riassuma bellamente in toto l’atmosfera, gli odori, gli umori, le emozioni, le speranze, le eccitazioni di quel periodo.
Per me leggere queste pagine è stato molto bello poiché ha fatto correre anche i miei ricordi a quei tempi e mentre Trotta cita splendidi ed indimenticabili concerti di artisti da lui in quel tempo fatti venire qua nel bel paese non posso non emozionarmi a ricordarne alcuni che avevo visto nelle date genovesi, quelli di Cockburn, Bromberg e Rebourn & Grossman. show che negli anni non ho mai dimenticato. E ai quali, quando ascolto questi artisti, vado sempre con la memoria ricordando la grande emozione di vedere per la prima volta il canadese errante Cockburn autore di musiche e suoni che mi facevano letteralmente impazzire e come non ricordare uno straordinario Bromberg con la sua band, uno di concerti più emozionanti che ho nel cuore, e l’amarezza della scomparsa di Dick Fegy poco dopo la data genovese in un incidente , se non erro, di moto. Ma non posso non citare un’altra data storica, quella del 4 maggio 1982 al Rolling Stone di Milano ove ho visto uno dei più bei concerti della mia vita, ovvero quello di un Ry Cooder tra i più ispirati e in forma della sua carriera, uno show direi indescrivibile per chi non c’era. Scopro adesso che era stato anch’esso organizzato dal buon Trotta. Che gli Dei del pentagramma gli diano merito, gioia e felicità. Posso tranquillamente dirlo anche io, bei tempi di grandi piccole splendide indimenticabili emozioni. Lo stesso Trotta scopro, organizzò altri due show che ho carissimi nella memoria, il trittico Pogues, Los Lobos, Steve Ray Vaughan a Milano nel 1988 e sempre nel capoluogo lombardo una splendida serata con Randy Newnam, peccato che quella sera fuori dal Teatro Nazionale qualcuno pensò di andarsene con la mia Golf nuova lasciandomi a piedi.!
Trotta in modo semplice e molto coinvolgente racconta tanto e più di tanto toccando tematiche importanti di quei tempi e in virtù di questo significativo- e storicamente interessante – periodo si rende Troubador storico quando parla del suo primo approccio con i manager e promoter inglesi e relative problematiche e bocconi a volte amari da buttar giù, quando qualcuno – questo lo sintetizzo io – lo avresti volentieri mandato a quel paese ma, essendo principalmente lavoro oltre che passione, non poteva. Tra i riferimenti che a noi giungono cari da un tempo lontano vorrei rammentare quelli che citano la carta stampata del Mucchio Selvaggio prima e del Buscadero poi che hanno forgiato tanti di noi verso miriadi di artisti “indispensabili”. Si parla di Sonoria festival che al suo esordio nel 1994 vantava la presenza di due artisti come Bob Dylan e Willy De Ville e Petr Gabriel e che fu penalizzato da un riscontro debole di pubblico !! Io c’ero e la mia parte l’ho fatta, peggio per coloro che non vennero e spiacente per Trotta che tanto aveva fatto, credendoci in questa manifestazione. Le due a seguire andarono fortunatamente meglio. Sappia, se gli può far piacere, che ricordo il Sonoria del 1994 come un avvenimento leggendario. Nel libro si narra appunto delle vicende inerenti detta prima edizione e pure delle seguenti.
Mi piacerebbe concludere questo piacevolissimo libro denso di ricordi ed emozioni, anche se ovviamente altrui, sempre con altre parole appunto di Trotta che dice “ Tuttora resto convinto della possibilità che io possa morire povero di beni materiali ma molto molto ricco di emozioni”.
Quindi ben ci hanno arricchito queste duecento pagine ove abbiam trovato scampoli di vicende piccole o grandi di nostri eroi che hanno un angolino nel nostro cuore come Ry Cooder, Robert Plant, John Martyn, Bruce Cockburn, Sonny Terry & Brownie McGhee, John Mayall, Mike Bloomfield , Steve Ray Vaughan, Frank Zappa, John Lee Hooker,Van Morrison, Bo Didley e Muhammad Alì e del bellissimo percorso di vita e di musica del buon Claudio . Tuffatevi in queste vicende che si leggono con immenso piacere e scorrevolezza e le vivrete come vostre. Molto, molto bello e sentito il ricordo di Mike Bloomfield che in poche pennellate Trotta tratteggia con rara maestria.
Un bel libro che vi renderà felici e sicuramente per un po’ di nuovo giovani. E vi divertirà con una miriade di aneddoti tra l’esilarante e lo strambo raccontandovi di Lemmy Kilmister, Jonathan Richman, Dream Theater, Mika, Primus, Steve Morse, Lorena McKennitt, David Lindley, Renato Zero e tantissimi altri. Ovviamente non mancano note, dati, info e varie su Bruce Springsteen al quale è dedicato un intero capitolo. E scopro che lo stesso Trotta come me vide per la prima volta Bruce dal vivo nel 1981, lui a Zurigo, io a Lione. Lui ha poi però organizzato ben trentasei concerti di Bruce….. io ovviamente nessuno, ma posso almeno dire di averne visti 49, una buona parte organizzati certamente da lui. Lo ringrazio per il suo impegno, lavoro e dedizione e per avermi(ci) fatto vedere una miriade di artisti straordinariamente sfavillanti. Nel finale del libro un capitolo è doverosamente rivolto al triste fenomeno del secondary ticketing, ricordiamo che nell’aprile dell’anno scorso lo stesso autore di questo libro ha presentato una denuncia alla Procura della Repubblica di Milano su questo lacerante e disgustoso problema. Infine restando sul mero versante musicale annotiamo che Trotta ricordi come fu Edoardo Bennato il primo a riempire stadi ed arene prima dei vari Vasco, Ligabue… Una giusta nota di merito al bravissimo cantautore partenopeo.
Chiude la riproposizione di una lettera aperta che l’autore scrisse sul Mucchio Selvaggio allorché il partito de L’Ulivo salì al governo, ove il buon Trotta si augurava, come tanti di noi, che molte cose cambiassero in meglio, nella musica, nella cultura, in tante piccole e grandi componenti come la televisione e nella pubblicità, nel fornire le notizie secondo il giusto valore della loro importanza, e così purtroppo pare non sia certamente stato.
Libro consigliatissimo, avvincente e nostalgicamente emozionante.