JASON ROSENBLATT – Wiseman’s Rag

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JASON ROSENBLATT – Wiseman’s Rag (JR/Hemifran 2015)

Un po’ il nome, un po’ il volto del titolare disegnato in copertina come se si trattasse di un fumetto intellettuale degli anni sessanta… da subito ho avuto la certezza di avere a che fare con un artista ed un genere musicale legati al mondo ebraico/americano, quasi un personaggio catapultato fuori da un film dei fratelli Coen.

E non sono andato troppo lontano nella mia impressione: Jason Rosenblatt è un ebreo canadese che bazzica da tempo il mondo musicale della sua regione, il Quebec, suonando musica legata alle sue origini e naturalmente anche molto influenzata da quanto si produce nel cosiddetto Nuovo Mondo. Nel suo curriculum c’è addirittura una formazione di nome Shtreimi, più orientata verso il klezmer, con cui si è esibito anche in Europa.

Soprattutto, pur suonando con perizia piano e Hammond B3, Jason Rosenblatt è un armonicista dalle capacità notevoli, e la sua bravura esce da tutte le note che suona nei tredici brani che compongono il CD. In particolare, come si evince dalle note biografiche pubblicate nel suo sito, è uno dei più grandi innovatori nell’utilizzo dell’armonica diatonica con cui fa scintille nel suo miscuglio tra swing, jazz, klezmer e blues che con il suo quartetto ci propone nel disco. Se l’iniziale rag che titola il disco è un tranquillo esercizio di bravura, la successiva Whazza! è già un altro pianeta e con Modern Life Blues scopriamo pure che il nostro è dotato di una voce interessante che si conferma anche in Cold Outside.

La predilezione di Rosenblatt è comunque per gli strumentali e un altro bell’esempio è Fairmount Blues, che oltre alla grande armonica mette in evidenza l’ispirazione del chitarrista Joe Grass, senz’altro uno dei pilastri del quartetto: nei suoi sei minuti il brano è sorretto da una ritmica di indubbia matrice jazz offre ricami e assoli di Grass e Rosenblatt che con la sua diatonica riesce ad emulare di volta in volta strumenti tipici della musica yiddish e klezmer come violino e clarinetto che però non sono in realtà presenti nel disco.

You’ll Miss Me è di nuovo cantata e la tela è sorretta da un piano ragtime e da un tappeto di Hammond che conquista da subito. Le atmosfere si fanno malinconiche con Waltz Querbers, un omaggio totale alla musica mitteleuropea delle sue radici e un ulteriore veicolo per i virtuosismi all’armonica.

Il disco prosegue con i blues Last Plane Out e C Harp Blues, quest’ultima molto jazzata e con la chitarra di nuovo in evidenza, con un bel break centrale ma un po’ stucchevole e risaputa. Il disco si avvia verso il finale con l’intima Hutchison che lascia poi spazio a Pocketful Of Sorrow, di nuovo cantata con enfasi da musical, You’ll Take The Highway, coinvolgente e blues nella sua totalità, ed infine Bay Mir Bist Du Mies, costruita su una ritmica molto jazz a dispetto del titolo yiddish fino al midollo.

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