LOWLANDS AND FRIENDS – Plays Townes Van Zandt’s last set

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LOWLANDS AND FRIENDS
PLAY TOWNES VAN ZANDT’S LAST SET
Route 61 2016

In un periodo fortemente nostalgico per la musica rock che rivaluta sempre di più il glorioso passato confrontandolo con un incerto presente e con una perdita di centralità innegabile, i tributi sono diventati una normalità, sia quelli a determinati artisti sia quelli a un genere musicale, che si tratti di registrazioni in studio o di concerti organizzati con questo scopo. Nel 2016 il blues è stato omaggiato dai Rolling Stones e da Colin James, Blind Willie Johnson è stato ricordato dall’eccellente raccolta God Don’t Never Change, Bukka White da Rory Block, i Grateful Dead dal monumentale Day Of The Dead, Bob Dylan da Blonde On Blonde Revisited della rivista Mojo, Townes Van Zandt da Days Full Of Rain. Jerry Garcia, Emmylou Harris, Dr. John, The Last Waltz sono stati oggetto di concerti celebrativi…e l’elenco non è esaustivo.

Ma questo disco dei pavesi Lowlands di Edward Abbiati è un’altra cosa: un grande e rispettoso atto d’amore nei confronti di un artista, organizzato con pazienza e registrato con pochi mezzi tra ottobre 2015 e settembre 2016, partendo da un’idea molto particolare, quella di ricreare la scaletta dell’ultimo concerto del cantautore texano. Un concerto scelto non a caso, in quanto Abbiati, che ha trascorso parte degli anni novanta a Londra, era presente il 3 dicembre del ’96 al Borderline, il club vicino a Charing Cross nel quale Townes suonò in una fredda serata, davanti a un pubblico neppure troppo numeroso, lasciando un’impressione indelebile sul futuro leader dei Lowlands. Un mese dopo (esattamente il 1° gennaio ’97) un infarto stroncava la vita ancora giovane del cantautore nato nel ’44 a Fort Worth, precocemente invecchiato e con il fisico fiaccato da abusi di alcool e droghe e da gravi problemi di salute. Ricordo di avere visto Townes dal vivo due anni prima a Torino e a Sesto Calente nell’indimenticabile Only A Hobo Festival (con Joe Ely, Alejandro Escovedo e il trio Danko/Fjeld/Andersen). Già allora impressionava per fragilità e debolezza fisica, ma sul palco era straordinario, un artista che viveva la sua musica fino in fondo, alternando aneddoti divertenti (spesso incomprensibili) a momenti di emotività e di profondità inimmaginabili.

I Lowlands, aiutati da un gruppo di amici provenienti da tutto il mondo, ripercorrono quel set organizzandolo come una sessione radiofonica, con i commenti e le annotazioni del dj e produttore Barry Marshall-Everitt (ex manager del Borderline), per dare una continuità a brani che si differenziano per stile e atmosfera, affrontati allo stesso tempo con rispetto e coraggio.
Dovendo scegliere tra le quattordici interpretazioni, tutte meritevoli di citazione, propendo per Pancho And Lefty eseguita con The Lucky Strikes, Michele Gazich al violino e Sid Griffin al mandolino e armonica, nella quale la fisarmonica di Francesco Bonfiglio disegna una melodia che ricorda anche la No Surrender acustica di Bruce Springsteen, Dollar Bill Blues duetto vocale tra Abbiati e Marco Diamantini con l’aiuto della chitarra distorta di Michele Diamantini (i due fratelli sono la spina dorsale dei pesaresi Cheap Wine), la sofferta Katie Belle Blues con la voce waitsiana dello svedese Richard Lindgren, l’intensa ballata Marie con la voce di Will T. Massey e il piano di Bonfiglio, una ritmata e zingaresca Waiting Around To Die con i fiati, Gazich e Chris Cacavas (voce, piano e chitarra) e la struggente Tecumseh Valley in medley con Dead Flowers (come la eseguiva Townes), in cui Edward è accompagnato dal cantautore Rod Picott, da Mike Brenner alla lap steel e da Bonfiglio alla fisarmonica.

Un disco pregevole, di livello internazionale, molto curato anche nella parte grafica, che i Lowlands dovrebbero presentare in tour nei prossimi mesi con il nuovo chitarrista Maurizio Gnola Gliemo, sostituto di Roberto Diana che ha lasciato la band dopo queste registrazioni per dedicarsi alla carriera solista.

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