JOHN STRADA – Mongrel

mongrel[102]

JOHN STRADA
MONGREL
New Model Label 2016

L’Emilia-Romagna è da sempre la patria del rock italiano. I primi nomi che vengono in mente sono quelli più popolari di Ligabue, Vasco Rossi e Zucchero, ma alle loro spalle c’è sempre stato grande fermento, dalla Steve Rogers Band ai Rocking Chairs di Graziano Romani, dai Modena City Ramblers a Miami & The Groovers. E tra di loro anche John Strada (all’anagrafe Gianni Govoni), attivo dagli anni ’90, quando pubblicò Senza Tregua e Cavalli Selvaggi, seguiti da soggiorni all’estero per approfondire la materia. Incontrando i soliti problemi dei musicisti cosiddetti minori che si sbattono come dei matti per trovare un loro spazio, ha pubblicato un altro paio di dischi in studio prima del doppio dal vivo Live In Rock’A del 2012 e di Meticcio del 2014, che hanno ampliato il suo raggio d’azione, inserendo importanti tematiche sociali. Ed ora con Mongrel forse ha l’occasione di fare un altro piccolo passo verso l’alto, avendo prodotto un album curato e calibrato che si avvale di collaborazioni di una certa importanza, alternando nuove composizioni a versioni inglesi di brani già pubblicati. Siamo sempre nell’ambito del rock stradaiolo di impronta springsteeniana, quello frequentato da cantatutori navigati come Willie Nile, Elliott Murphy, Joe Grushecky, Joe D’Urso, Michael McDermott, John Cafferty, Southside Johnny. John Strada si richiama a questi autori, in certi momenti è derivativo, ma sta acquisendo una sua personalità anche per merito dei Wild Innocents, la band che lo accompagna stabilmente, formata dal prezioso tastierista Daniele De Rosa, dal bassista Fabio Monaco, dal batterista Alex Cuocci e dal recente acquisto Dave Pola alla chitarra.
Partendo dai brani con gli ospiti, spiccano le due ballate I’m Laughing con l’inconfondibile voce di Michael McDermott e la pianistica Promises con l’amico James Maddock. Meno rilevanti l’opener Headin’Home con Jono Manson (versione inglese di Torno a Casa) e Johnny & Jane con Bocephus King, sia per la qualità compositiva che per una fusione meno riuscita tra le voci. Gli altri brani non sono da meno, a partire dalla springsteeniana Who’s Gonna Drive, proseguendo con l’energica You’ve Killed My Heroes, il ritmato soul-rock Ain’t Gonna Get Up, l’intima ballata Dust And Blood, la latineggiante In The Fog (Nella Nebbia in Meticcio) dove spicca la fisarmonica di Gianmarco Banzi e l’intensa Free Through The Wind. In chiusura l’orchestrale Christmas In Maghreb, replicata nelle bonus tracks da The Misletoe’s Burning, altro brano che ha come soggetto il Natale. Le ultime tracce aggiunte sono Here I Am che ricorda certe atmosfere dei Simple Minds e Walking On Quicksand, apprezzabile ballata guidata dal piano. Mongrel è un disco generoso come il suo autore, forse un po’ lungo, ma con squarci interessanti, molto curato anche nella parte grafica.

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