WINK BURCHAM – Cleveland Summer Nights

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WINK BURCHAM – Cleveland Summer Nights (Horton Records/Continental Song City/IRD 2016)

I dischi di una volta. Questa è la prima cosa che viene in mente ascoltando questo recente prodotto firmato da Wink Burcham, songwriter dell’Oklahoma, fin dalla copertina che richiama lo stile delle uscite discografiche di molti suoi colleghi degli anni settanta. E poi i suoni: il cosiddetto sound live in studio, senza troppi arzigogoli che a questo tipo di musico bene non fanno di certo.

Il disco è infatti il risultato di tre giorni in un piccolo studio dell’Arkansas, in compagnia di pochi fidati musicisti che hanno contribuito alla realizzazione di questo piccolo grande disco in cui i generi e sottogeneri si incontrano emanando quei profumi intensi che solo certa canzone d’autore riesce a regalare, fluttuando tra country-blues, atmosfere swing e ballate sull’onda di chitarre d’ogni tipo che tessono i merletti su cui il disco si appoggia.

Niente che sappia troppo di studiato a tavolino, piuttosto una bella atmosfera di collaborazione e sintonia.

Burcham viene da Tulsa e nelle sue vene scorre quel sound che ha fatto grandi personaggi come J.J. Cale o Leon Russell, non a caso la sua musica è di casa nel locale nato dalle ceneri degli studi della Shelter Records; a richiamare l’attenzione su di lui è stato un ottimo piazzamento nel 2013 ad un contest tenutosi a Memphis in cui si aggiudicò la semifinale.

Delle tredici tracce che compongono il disco – pubblicato dall’olandese Continental Song City – undici sono originali e due cover (e gli originali svettano notevolmente nel risultato complessivo).

Dai solidi country-blues dell’iniziale Case Of The Blues, di Lay Your Burden Down e Lawn Mover Man’s Blues all’honkytonk da saloon di I’ll Never Leave The Honky Tonks con la pedal steel protagonista, il disco si dimostra subito come una raccolta di ampio respiro, con una buona voce che ricorda molto ma che non copia nessuno. Lonesome Tune è una canzone quasi in punta di piedi con un banjo non accreditato, Cowboy Heroes And Old Folk Songs è texas swing puro, ma la palma di migliori composizioni dell’intero lotto va alla title track, davvero bella, alla cupa For The Ones We Leave Behind che non avrebbe sfigurato nel repertorio “funebre” del Johnny Cash di fine carriera – qui il cantato di Burcham si avvicina molto alla baritonalità del man in black – e Made To Laugh, il cui testo è un chiaro invito al sorriso e a lasciarsi le tristezze alle spalle. Una bella filosofia di vita.

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