RICHIE FURAY – Hand In Hand

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RICHIE FURAY – Hand In Hand (Entertainment One 2015)

Piacere puro per le orecchie: credo che definire meglio e altrimenti questo ritorno in studio dell’ex Buffalo Springfield e Poco sia praticamente impossibile.

Non è da tutti i giorni ascoltare il disco di una “vecchia gloria” e rimanerne impressionati tanto positivamente, soprattutto se il titolare del disco è uno che centellina le sue uscite rimanendo spesso e a lungo lontano dalle scene. Non solo, quando questi personaggi tornano a far parlare di sé,solitamente lo fanno con gran battage anche se la loro è una produzione indipendente e povera: Richie Furay no, lui se ne è uscito con un signor disco, indipendente sì, ma prodotto come si deve e con bei suoni, con fior di musicisti e, soprattutto, con fior di canzoni. Hand In Hand è il degno successore di Heartbeat Of Love, pubblicato quasi una decina di anni prima ed ugualmente bello ed ispirato. All’origine di questo nuovo disco c’è – ahimè – la naufragata reunion dei Buffalo Springfield del 2010/2011, Richie era talmente preso bene dalla cosa che aveva cominciato a scrivere nuove belle canzoni nell’eventualità che Stills, Young e lui si fossero chiusi in studio. La cosa è finita come è finita (abbastanza malamente e maldestramente, nonostante la bontà dei pochi concerti tenuti) e Furay ha deciso di non lasciare le canzoni nel cassetto, vi ha aggiunto un brano di Dan Fogelberg (Don’t Lose Heart) inciso per un tribute album mai concretizzatosi, un paio di bonus tracks tratte dai due dischi precedenti e l’alternate take di uno dei nuovi brani affidata però alla voce della figlia et voilà, ecco servito un disco di un’ora circa che ci restituisce una leggenda del country-rock delle origini al meglio della forma: la voce è quella di un tempo, le canzoni sono belle e gli arrangiamenti non hanno nulla a che vedere (per fortuna) con quelli dei primi dischi da solo della seconda metà degli anni settanta o della reunion dei Poco del 1984.

Che il disco è buono lo dimostra subito We Were The Dreamers, grande brano dedicato proprio ai Poco: la band che accompagna Furay è solida, diversa da quella del live uscito nel 2009, ma quasi uguale a quella di Heartbeat Of Love, ci sono Sam Bush, il mitico Dan Dugmore (sideman di Linda Ronstadt ai tempi d’oro), il batterista Dennis Holt, il bassista Michael Rhodes (collaboratore di Dolly Parton, Johnny Cash, Rodney Crowell), Chris Leuzinger (del gruppo di Garth Brooks) e in un brano persino Keb Mo.

Il filo conduttore del disco è l’amore di Furay per la moglie a cui è legato da quasi cinquant’anni, amore che emerge fin dalla copertina (una vecchia foto che li ritrae all’epoca del loro primo incontro) e prosegue in brani come la title track, esplicitamente dedicata a lei, o Someday, gran brano dall’andamento rock con ospite Keb Mo. Love At The First Sight, caratterizzata dalla pedal steel di Dugmore è invece dedicata alla figlia Jesse che oltre ad essere presente come corista in tutto il disco canta la versione del brano inclusa come bonus track. La sezione ritmica è precisa e lascia sviluppare gli intrecci che le chitarre di Dugmore e Leuzinger intessono di volta in volta con il mandolino di Bush o il violino di Hank Singer (ad esempio nell’ottima Wind Of Change che ha uno splendido coro in cui fanno capolino anche George Grantham, vecchio compagno d’armi di Furay nei Poco e Jeff Hanna della Nitty Gritty Dirt Band). E tra le cose migliori di Hand In Hand non si può non citare l’energica Don’t Tread On Me, quasi un inno dal refrain che resta impresso nella mente dal primo ascolto.

Still Fine è poi un brano che ricorda da vicino certe composizioni di Furay per i Poco. Le bonus tracks, oltre a alla menzionata Love At First Sight, sono una buona versione di A Good Feeling To Know tratta dal recente live e la spettacolare Kind Woman registrata nel 2006 per Heartbeat Of Love con Kenny Loggins ai cori e Neil Young ai cori e alla chitarra. Scusate se è poco.

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