SELINA MARTIN – I’ve Been Pickin’ Caruso’s Brain; I Think I Have The Information We Need To Make A New World

selina martin

SELINA MARTIN
I’ve Been Pickin’ Caruso’s Brain; I Think I Have The Information We Need To Make A New World
(SELMA/Hemifran 2015)

Perplessità… Quando mi è capitato in mano questo CD canadese ho storto subito il naso per via della copertina, che pur ritraendo l’avvenente songwriter che ne è protagonista ha una grafica davvero orrenda che richiama alla mente i peggiori artwork degli anni ottanta. Il naso per altro è rimasto storto anche quando ho cominciato ad ascoltarlo, almeno per i primi tre brani. Non sapevo cosa aspettarmi e comunque quello che mi stava toccando in sorte era qualcosa di totalmente distante da quanto ascolto solitamente e da quanto per abitudine pensiamo provenga da quelle lande canadesi che in tema di cantautorato e rock ci hanno consegnato nomi che non devo certo andare a ricordarvi.

Se la voce, estrapolata dai suoni, poteva anche avere delle chance, il tipo di produzione e la strumentazione proprio mi hanno lasciato perplesso. Ho pensato ai Sugarcubes (e difatti nelle recensioni che poi ho scovato per capire cosa stavo ascoltando ho trovato citata nientemeno che Björk, ma anche Lene Lovich e Kate Bush) ma ho pensato anche ad un’accozzaglia di rumori che le note di copertina hanno confermato: oltre ai consueti chitarra, tastiere, basso e batteria, nel CD di Selina Martin troviamo voci come “kick drum loop”, “rock on glass loop”, “Selina’s phone”, “everything else”, “additional electronics”, “sampled horns”, “found objects”, “pocket piano” , “bleep drum”, “voyageur synth” e molto altro.
Attiva fin dalla metà degli anni novanta, Selina Martin con questo disco dal lungo e intrigante titolo è giunta al suo quarto lavoro, ma ha al suo attivo anche molte collaborazioni sia come titolare di altre formazioni che in campo compositivo e produttivo.

Il disco è decisamente di difficile assimilazione per palati come il mio, abituati ad altri suoni, più umani, ma nel suo genere ha riscosso molti apprezzamenti, qualcuno ha posto come pietra di paragone (forse un po’ esagerata) persino i Talking Heads degli esordi, va detto però che ascoltato nella sua interezza il disco finisce per proporre anche alcune tracce intriganti che riescono ad emergere al di là dei suoni futuristici e brani come My Hearts Ticks On, Hawaii, When The City Fell (nella prima delle due versioni incluse nel CD) riescono a lasciare il segno anche nel profondo di un consumato trapper come il vostro recensore.

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