VARIOUS ARTISTS – Silver Lining

silver lining

VARIOUS ARTISTS
Silver Lining
(Appaloosa 2015)

Inizia con una bella armonica vibrante questo disco. A soffiarci dentro è Mark Olson che accompagnato da Ingunn Ringvold propone una versione minimale della sempre bella Two Angels, uno dei brani che ci avevano fatto amare Hollywood Town Hall, il capolavoro dei Jayhawks.

E il brano ci fa capire quale sia la pasta di cui questa compilation è fatta. Musica essenziale, fatta quasi in casa, ma registrata ottimamente e per di più con l’apprezzabile finalità di contribuire alla ricostruzione della terremotata Emilia. La maggior parte delle registrazioni è stata fatta sul piccolo palco dello studio Music Inside, a Rovereto sul Secchia, e a cantare i brani ci sono piccole glorie locali e nazionali o personaggi d’oltremare (che sia il mar del Nord o l’Atlantico poco importa), in forma acustica o quasi, con una manciata di canzoni vincenti, qualcuna più qualcuna meno. Michael Mc Dermott è presente con due brani, So Am I in cui lo accompagna Heather Horton al violino, e Ever After in cui è solo lui al pianoforte, la cantautrice/violinista Carrie Rodriguez è accompagnata da Luke Jacobs in un’accattivante She Ain’t Me, più avanti il duo s’inverte ed è Jacobs il solista nella meno interessante Church Bells, con la Rodriguez a fare il controcanto. Una delle cose migliori del disco proviene dalle corde vocali e dalla penna dello scandinavo Richard Lindgren, di cui avevo sempre letto bene ed ora ho capito il perché, che esegue Sundown On A Lemontree, grande composizione eseguita in trio con i nostrani Riccardo Maccabruni e Marco Rovino, rispettivamente fisarmonica e mandolino, e come se non bastasse il trio torna verso la fine del disco con Famous Blue Raincoat. Interessanti le soluzioni sonore delle chitarre di Skye Wallace e Miss Quincy col brano Rumbling Soul, il duo come la Rodriguez e Jacobs appare anche con il brano Baby They Should. Altra perla del disco è la versione italo americana della dylaniana It’s All Over Now Baby Blue, qui ribattezzata solo Baby Blue, ad opera di Andrea Parodi e di Bocephus King (questa registrazione non proviene dallo studio Music Inside ma è stata fatta appositamente per il progetto, così come la partecipazione dei Gang con una versione alternativa di Ottavo Chilometro che troviamo più avanti, meno elaborata rispetto a quella contenuta nel recente Sangue e cenere ma comunque impreziosita dalla fisarmonica di Garth Hudson). Bocephus appare poi anche come ospite nel brano di John Strada, Dust And Bloods: e appare chiaro perché il rocker emiliano, ai tempi dei suoi esordi fosse stato ribattezzato nella natia XII Morelli come Springsteeen 16!

La chiusura del disco arriva con un altro americano ormai di casa in Italia (non è un caso che si anche il produttore del recente menzionato disco dei Gang), Jono Manson che in solitudine esegue il brano che da il titolo al disco.

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