CHARLEY OVERBEY & THE BROKEN ARROWS – The California Kid

Charlie Overbey 0009

CHARLEY OVERBEY & THE BROKEN ARROWS
The California Kid
(C.O./Notorious Pie 2015)

Non so da quanto sia in pista questa band californiana dell’area di Los Angeles, certo i suoi componenti non sono certo dei novellini ma hanno comunque uno spirito fresco e la loro musica ha tutte le carte migliori per portarli alla ribalta: Overbey, col nome di Kit Ashley, si è fatto le ossa come cantante in una metal band degli anni novanta, i Big Bang Babies, ma con questo suo gruppo attuale il suo sound ha virato decisamente verso altri lidi, chitarre acustiche ed elettriche, pedal steel e tutto il resto, in una miscela accattivante che attinge alla scuola dei cantautori più ruvidi e nello stesso tempo a quella della west coast classica. La voce di Overbey ed il suo songwriting colpiscono dritto al cuore, con una carica davvero notevole ed i Broken Arrows sono una bella band che lo asseconda alla perfezione come i Dukes facevano con Steve Earle, gli Heartbreakers con Tom Petty e via dicendo.

Ho avuto la fortuna di imbattermi in questo gruppo lo scorso marzo al SXSW di Austin (dove il gruppo si è esibito per dieci concerti nel corso di una settimana e Overbey da solo ha suonato a ben sette showcase mattutini!), apprezzandoli dapprima sul palco, constatandone e apprezzandone la carica, e di seguito ho adorato il loro EP in vinile acquistato al concerto: sei brani a 45 giri, tutti belli, alcuni ottimi.

Il brano che apre il lato A è subito da colpo di fulmine, è quello che intitola l’EP e ha un giro di chitarra che entra subito in circolo e ne esce solo perché nel disco ci sono altre ghiottonerie che fanno lo stesso effetto sull’ascoltatore. Che siano brani più tirati o ballate, le canzoni di Overbey hanno quel quid che le rende vincenti, e pazienza se questo genere musicale non l’ha inventato lui, la lezione l’ha imparata molto bene… La seconda canzone è più lenta, I’m In Love Again è il titolo, e viene introdotta dall’acustica e dalla pedal steel affidata a quel Jordan Shapiro che ha suonato nei Supersuckers (e non è un caso se nei ringraziamenti di Overbey figura anche Eddie Spaghetti), 1975 è un’altra ottima composizione che fa il paio con la title track ed è tra quelle che fanno maggiormente presa all’ascolto. Il secondo lato è più tranquillo, si fa per dire, inizia comunque con del buon tiro grazie a I Will Have Danced, poi si procede con Damn That Train, il brano più lungo del disco, dall’incedere cadenzato in crescendo che conquista ascolto dopo ascolto. Ma quando ormai pensiamo di sapere che cosa aspettarci da Overbey e dai suoi Broken Arrows (il richiamo al brano di Neil Young non sembrerebbe nemmeno troppo fuori luogo) ecco che il disco si chiude con una struggente ballata lenta, le chitarre spariscono all’improvviso e oltre alla voce del leader sentiamo solo le tastiere suonate da Jonah Smith, il piano contrappuntato da un tappeto d’organo, e sul finale entra pure il violino di Paul Cartwright a rendere ancor struggente questa Sweet Baby Blues.

Temo non vi sarà facile recuperare questo vinile ma non lasciate nulla d’intentato, ne sarete più che deliziati!

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