FOGHAT – Last Train Home

Foghat,_Last_Train_Home_Album_Cover

 

FOGHAT

Last Train Home 

2010    Foghat Records   

 

Alla fine degli anni sessanta Roger Earl (batteria), Lonesome Dave Peverett (chitarra e voce) e Tony Stevens (basso) fanno parte dei Savoy Brown guidati dal chitarrista Kim Simmonds. La loro popolarità è in crescita negli Stati Uniti dove sbarcano a seguito del successo di Looking In entrato nei top 40 di Billboard. Durante il tour americano le divergenze tra Simmonds (che voleva guidare da solo il gruppo) e gli altri si accentuano fino alla clamorosa separazione. Kim prosegue con i Savoy Brown, tuttora attivi con il chitarrista come unico leader e membro originario, mentre gli altri formano i Foghat con l’aggiunta di Rod Price, accentuando le influenze rock rispetto al blues e al boogie della band precedente. Lavorano duro, suonano ovunque e pubblicano parecchi album  diventando molto popolari negli Usa, collezionando dischi d’oro e un paio di platino, Fool For The City del ’75 e il seminale Foghat Live del ’77 (doppio platino), uno dei classici live di rock blues degli anni settanta. Stevens lascia nel ’74 sostituito da Craig MacGregor, ma gli altri resistono insieme fino all’80 quando Price abbandona, seguito cinque anni dopo da Peverett. La band non si scioglie perché Earl prosegue con altri musicisti finchè negli anni novanta tornano anche Peverett e Price. Nel ’98 Lonesome Dave si ammala, resiste qualche mese, ma deve lasciare la band alla fine del ’99 e questo mondo nel febbraio successivo. I Foghat non si sciolgono e con un paio di aggiustamenti proseguono fino ai giorni nostri con Earl, MacGregor al basso, Bryan Bassett alla chitarra (ex Wild Cherry e Molly Hatchet) e Charlie Huhn alla voce e chitarra (ex Humble Pie, Ted Nugent e Victory). La scelta di un cantante influenzato dall’hard rock come Huhn accentua la durezza del suono, ma senza esagerare in quanto Charlie ha una voce non troppo lontana da quella di Peverett. Questa line-up si dimostra solida e adeguata a riproporre i successi dei seventies, mantenendo un discreto seguito e pubblica anche dischi nuovi in studio come il discreto Family Joules  e questo Last Train Home, un ritorno al blues da tempo desiderato da Earl. Con l’aiuto del fratello Colin alle tastiere, Jeff Howell al basso e di un paio di ospiti, i Foghat alternano covers più o meno famose a qualche originale incidendo a New York negli Eko Studios e nei Boogie Motel South di proprietà della band. Ovviamente è un blues impregnato di rock, energico e potente, ma rispettoso degli originali, con la slide di Bassett protagonista in molte tracce a partire dall’opener Born For The Road, per proseguire con la title track e con lo slow di Elmore James It Hurts Me Too. Elettrica e slide si alternano e sovrappongono in Louisiana Blues di Muddy Waters, un classico dei Savoy Brown dai tempi di Blue Matter e nel notevole slow So Many Roads. Il trascinante strumentale 495 Boogie con l’armonica dell’amico Lefty Lefkowitz e il cadenzato medley Rollin’ & Tumblin’/ You Need Love ci portano alla parte conclusiva che comprende due brani con la voce e la chitarra di Eddie “Bluesman” Kirkland, uno degli ultimi originali del blues (dal ’49 al ’62 con John Lee Hooker prima di intraprendere una carriera solista). Il lento In My Dreams e il mid-tempo Good Good Day sono le chicche del disco, due tracce di blues puro nelle quali i Foghat si dimostrano eccellenti accompagnatori anche senza spingere sull’acceleratore.

Tags:

Non è più possibile commentare.