Un altro effetto del download?

Mark_Lanegan

Entrando all’Alcatraz in occasione della recente data milanese di Mark Lanegan, lo scorso 25 marzo, non ho potuto fare a meno di notare, non senza un certo stupore, che un gran numero di avvisi sparsi qua e là  annunciavano che l’artista, al termine dello show, avrebbe firmato “merchandising ufficiale” presso il punto vendita (chiamarlo “banchetto”, in questo caso, mi sembra riduttivo…).

Uno stupore che si è tramutato in vera e propria meraviglia nel vedere poi, dopo l’ottimo concerto, un personaggio schivo e apparentemente scontroso come il buon Mark, che durante tutta la sua esibizione era riuscito a malapena a farfugliare un paio di sbiaditi “thank you”, fare buon viso a cattivo gioco firmando decine di CD e LP e posando davanti ad altrettanti cellulari con il fortunato di turno, quando appariva chiarissimo che avrebbe preferito trovarsi a mille miglia di distanza, magari insieme ad una sigaretta ed una bottiglia di whisky.

Inutile dire, naturalmente, che nel frattempo tutti  i supporti fonografici, venduti oltretutto ad un prezzo superiore a quello praticato dai negozi (25 euro per il vinile, 20 euro per i CD, comprese improbabili registrazioni live di qualche altra data del tour, stampate presumibilmente su semplice CD-Rom), erano stati spazzolati alla velocità della luce (ed al momento della firma erano tutti esauriti) dal pubblico desideroso di farsi imprimere con un pennarello indelebile l’agognato (e, specialmente verso la fine, stanco ed annoiato) scarabocchio.

Che, in tempi di download selvaggio, questa sia l’unica, furba maniera di vendere dischi?  Ci troviamo di fronte alla nuova, tristissima frontiera di un mercato che annaspa da anni? Forse si, forse no, ma la situazione era davvero ai limiti del ridicolo…

Mark-Lanegan     

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