Archivio di ottobre 2025

THE BURRITO BROTHERS – The Magic Time Machine Of Love

di Paolo Crazy Carnevale

17 ottobre 2025

Cover

THE BURRITO BROTHERS – The Magic Time Machine Of Love (2025)

La perseveranza con cui Chris P. James sta continuando a far musica sfruttando la fama di un gruppo con cui non c’entra nulla e il cui nome dovrebbe essere stato riposto in naftalina a fine anni settanta, sta rasentando l’indecenza. I Flying Burrito Brothers non andrebbero toccati per rispetto. Certo il Flying non c’è più nella denominazione, e ci mancherebbe, qui infatti non vola proprio nessuno, e considerato il fatto che l’unico membro fondatore ancora in vita, Chris Hillman, non vuole saperne, la sua volontà andrebbe rispettata.

Ma Chris James continua a marciarci. Ed è un peccato, perché è un buon musicista, e l’ostinazione con cui continua ad accampare diritti su un nome che suo non è mai stato rimane un mistero. Soprattutto considerando il fatto che i FBB successo non ne hanno mai avuto troppo e quindi seguitare a rispolverarne le gesta e le poche glorie, non porta certo tante più vendite di quelle legate a quei nostalgici irriducibili come i galli di Asterix, che gridano al miracolo e si entusiasmano ogni volta che il nome del gruppo viene rispolverato anche se in maniera tronca.

Questo è il quinto disco di studio che James registra sotto questa sigla, ma ci sono quelli usciti come Burrito Deluxe (che sono ben peggio di quelli dei Burrito Brothers)! Ed è un peccato ulteriore perché il secondo del lotto, Notorious Burrito Brothers che avevamo recensito con entusiasmo su queste colonne, meritava decisamente.

Ma in questo nuovo disco, si tocca il fondo. Peccato per i suoni azzeccati della pedal steel di Tony Paoletta e dell’ospite Al Perkins (un ex FBB ma non fondatore), ma la copertina che inserisce a tradimento i titoli di un paio di brani dei FBB primordiali e gli estratti parlati con la voce di gram Parsons sono un trucco accalappiavendite di bassa lega.

Il repertorio? Boh! Che dire qualche colpo di coda c’è, tipo More And More (il brano con Perkins, guarda caso), ma c’è troppa roba che non c’entra nulla, dalla citazione di Give Peace A Chance, l’iniziale A Whiter Shade Of Pale dei Procol Harum e la Pride of Man che fu cavallo di battaglia dei Quicksilver. Tutta roba lontanissima dal sound country rock. Time Machine sarebbe anche unbel brano, arioso, elaborato con bei suoni, ma è un altro genere! Whiskey Woman è invece ciofeca a tutto tondo, suoni FM o AOR che speravamo fossero caduti nel dimenticatoio e che invece tornano impenitenti e legati – ahinoi! – a un nome che abbiamo amato e che vorremmo non venisse sfruttato così biecamente.

Paolo Crazy Carnevale

SIMONE GALASSI – Simone Galassi

di Paolo Baiotti

17 ottobre 2025

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SIMONE GALASSI
SIMONE GALASSI
Autoprodotto 2025

Se avete voglia di fare un tuffo nel passato, tra gli anni Sessanta e Settanta in cui il rock-blues forgiato dalle chitarre di Jimi Hendrix, Rory Gallagher o Jimmy Page sveva un ruolo primario nel mondo del rock, potete rivolgervi con fiducia all’esordio del chitarrista e cantante modenese Simone Galassi, un disco registrato e prodotto in collaborazione con Carlo Poddighe, che ha dato un contributo essenziale suonando batteria, basso, pianoforte, organo Hammond, piano Wurtlizer e Clavinet. Simone è un uomo e un musicista di altri tempi che sembra catapultato per caso nell’attuale secolo; non a caso l’album è stato registrato con strumentazione analogica e vintage, così come la copertina si ricollega all’epoca psichedelica.
Si tratta di un esordio studiato a lungo, in coda ad un percorso iniziato negli anni Novanta che lo ha portato nel corso di un trentennio a suonare in Italia e all’estero, soprattutto in Germania, Gran Bretagna e Olanda, con una particolare attenzione alle esibizioni con la band Irish Fire in onore di Rory Gallagher, il grande chitarrista del quale ha studiato con passione musica e testi, fino alla richiesta di partecipare ai festival di Ballyshannon e Striegistal nati per celebrare il musicista irlandese. Simone ha vari progetti e suona anche nella band della cantautrice Ellen River, oltre a concentrarsi sulla promozione del progetto solista.
Venendo al contenuto del disco, pubblicato in vinile colorato, cd e cassetta, si tratta di dieci tracce autografe che vedono al centro la chitarra e la voce ruvida di Galassi, tra rock, blues e funky con un tocco di psichedelia, mentre i testi parlano della vita di ogni giorno, con riferimenti personali. Dall’intenso e potente rock-blues di These Chains con un suono debitore di Stevie Ray Vaughan al mid-tempo aspro e incisivo di I Have To Tell You, dall’incalzante zeppeliniana I’ll Never dove la voce ricorda anche il canadese Frank Marino al funky di 95 l’album si sviluppa senza momenti di stanca, seppur con qualche calo di creatività (In Your Eyes) compensato dal calore delle esecuzioni. La sulfurea ballata hendrixiana Since You’re Gone è una delle tracce più convincenti, con l’Hammond e il Wurtlizer che affiancano una chitarra sofferente, insieme all’altra ballata Shooting Stars e alla pesante e distorta Hazy Nights, la traccia più lunga e “moderna” del disco, con evidenti richiami al grunge mischiato con Hendrix.
Questo è un album che sembra paracadutato dal periodo d’oro del rock-blues, con un suono e una grafica adeguati.

Paolo Baiotti

LOLLY LEE – Lolly Lee

di Paolo Baiotti

10 ottobre 2025

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LOLLY LEE
LOLLY LEE
Admiral Bean 2024

Lolly Lee non è solo una cantante, ma una polistrumentista di Birmingham, Alabama, che ha alle spalle un lungo cammino in ambito musicale. All’età di 63 anni ha pubblicato il suo primo album solista dopo una serie di esperienze, concerti, bambini, matrimonio, cadute e risalite, alti e bassi. Negli anni ottanta ha fatto parte della rock band The Mortals come cantante solista, prendendo qualcosa dalle sue artiste preferite: Stevie Nicks, Lucinda Williams e Joni Mitchell. In seguito, è diventata chitarrista ritmica e cantante degli Split The Dark, attivi nel sud est, lasciando per diventare madre. Dopo una lunga pausa nella quale ha lavorato dietro le quinte come compositrice vivendo nell’Alabama rurale, nel 2022 ha perso il marito per malattia, il padre e il cane, riversando il suo dolore in nuove canzoni e preparando finalmente l’esordio da solista, convinta anche dall’appoggio dei quattro figli. In questa attività è stata coadiuvata dal vecchio amico Anthony Crawford, non proprio l’ultimo arrivato, collaboratore di Neil Young negli anni Ottanta in Everybody’s Rockin’, Old Ways e A Treasure (era membro degli Shocking Pinks e degli International Harvesters) e più recentemente in Prairie Wind e Fork On The Road, nonché di altri artisti tra i quali Vince Gill, Steve Winwood e Dwight Yoakam, oltre che compositore, artista solista e in coppia con la moglie Savana Lee nel duo Sugarcane Jane. Nel disco in esame Anthony, oltre a produrre insieme a Lolly Lee nello studio di proprietà Admiral Bean, ha suonato basso, batteria, chitarra, mandolino, lap steel e tastiere, mentre ai cori è stato affiancato dalla moglie, lasciando a Lolly la chitarra e la voce solista.
Mischiando elementi di rock, country e americana l’artista dimostra di avere l’energia di una giovane esordiente, una voce caratteristica, testi intelligenti e una discreta capacità di scrittura. Il rock solido di Satellite con un coro che resta in testa, il singolo Great Crusade in cui la tonalità vocale ricorda Marianne Faithfull, potente e toccante nel catturare l’essenza dell’amore, della perdita e delle difficoltà della vita quotidiana nell’Alabama rurale, l’oscura e inquietante melodia di Shot At The Devil, il country morbido di Free State Of Winston, l’animata e nostalgica Sweet Alabama Home e la rilassata I Used To Live Here emergono in un album ben costruito e prodotto con cura.

Paolo Baiotti

THE BOBBY TENDERLOIN UNIVERSE – Satan Is A Woman

di Paolo Baiotti

8 ottobre 2025

bobby

THE BOBBY TENDERLOIN UNIVERSE
SATAN IS A WOMAN
CMR 2024

Quando ho ascoltato per la prima volta la title track che apre il nuovo album di questa formazione canadese di Edmonton, ho pensato che il fantasma di Johnny Cash fosse tornato tra noi. Bobby ha una voce profonda che ricorda l’inimitabile Cash e anche la musica del brano, che nel testo propone l’ipotesi di una protagonista diabolica che entra nel mondo di Tenderloin travestita come una moderna femme fatale, il tipo di persona che cattura all’istante il cuore di un uomo, ma allo stesso tempo minaccia di distruggerlo nel processo, richiama il country classico. Un’impressione ribadita da What Do I Do che rivisita il “boom chicka boom” dei Tennesse Three, con l’aggiunta della pedal steel di Nathan Grey che interviene in tutto il disco e, in questo caso, della voce di Cayley Thomas, giovane cantante di Edmonton.
Quando tocca le tonalità più profonde come in Bad Boys Of Redemption Ranch, Bobby aggiunge un tocco oscuro pur nell’ambito di melodie country/pop di presa immediata debitrici di Lee Hazelwood. Prodotto con cura da Paul Arnusch che suona basso, percussioni e chitarra elettrica, il disco profuma di pop anni sessanta nella pianistica ballata Marigold in cui hanno un ruolo di primo piano i cori di Rhonda Chinchilla, Emma Frazier e Kayla Enns e il violino di Nathanial Wong, mentre la chiusura del primo lato è affidata ad un’altra ballata, la melanconica I Will Onfollow You supportata dagli archi.
Il gruppo, che ha supportato dal vivo artisti del calibro di Charley Crockett e Orville Peck, ha esordito nel 2019 su lunga durata, aspettando cinque anni per incidere il secondo album. Quest’anno ha pubblicato uno strano Ep, A Fistful Of Metal, in cui riarrangia in chiave country & western brani di gruppi metal come Iron Maiden (Fear Of The Dark) e Judas Priest (Breaking The Law).
Tornando a Satan Is A Woman, il secondo lato del vinile (è uscito anche il cd) è aperto da un altro duetto, Take Me As I Am con Emma Frazier, a dire il vero un po’ banale, proseguendo con altri brani fedeli alla tradizione come When The Bullet Hits The Bull o la pianistica Rollin’ Back To You, trasmettendo alla fine l’impressione di un ascolto piacevole che resta in superficie senza lasciare un segno profondo.

Paolo Baiotti