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TODD PARTRIDGE – Autumn Never Knows

di Paolo Baiotti

28 novembre 2023

todd

TODD PARTRIDGE
AUTUMN NEVER KNOWS
Autoprodotto 2023

Todd ha preso in mano seriamente la chitarra a 18 anni, iniziando a comporre. The Black Light Syndrome è stata la sua prima band, seguita da Salamagundi e infine da King Of The Tramps, coi in quali ha pubblicato 5 album e suonato centinaia di concerti ottenendo una discreta fama specialmente nel Midwest. Dopo la pandemia ha preferito dedicarsi all’attività solista da “one man band” mischiando il materiale delle band citate con brani nuovi e covers. La sua musica miscela blues, roots rock, classic rock, country, gospel e folk cantautorale, con un gusto naturale per la melodia che viene mantenuto anche in studio. Cresciuto in Iowa in un ambiente rurale circondato da campi di grano e vecchi fienili, ha apprezzato il rock di Dylan, Beatles e Santana dai dischi della madre e si è appassionato al country vedendo gli spettacoli televisivi della Grand Old Opry. Il padre suonava la tromba in un’orchestra ed era appassionato di jazz. Dopo un periodo di infatuazione per l’hard rock e uno per la black music, è tornato al blues e all’Americana. Abituato dalla sua famiglia a spostarsi per motivi di lavoro, nella sua esperienza da solista si è dedicato a spettacoli in cui alterna canzoni, racconti e poesie (ha anche scritto un libro in versi). Inoltre ha creato uno studio di registrazione chiamato Old School Studios perché occupa gli edifici di una vecchia scuola degli anni venti.
Autumn Never Knows è stato registrato principalmente in questo studio a Auburn in Iowa e a Des Moines con l’aiuto del produttore e batterista Bryan Vanderpool, del bassista Jay Foote, delle tastiere e voce di Sarah Vanderpool e del violino di Kathryn Severing Fox. Todd, oltre ad avere composto e cantato tutti i brani, suona chitarra e mandolino.
Il disco comprende otto tracce per poco più di 30’ che scorrono veloci. Il country/folk cantautorale di Postcards From The Sea funge da apertura con qualche rimando a Harry Nilsson e John Prine, che torna nella gradevole ballata Where The Highway Meets The Sky sulla necessità di aiutarsi nei momenti difficili. Nella ballata Sioux Falls il suono risulta ammorbidito dall’interpretazione vocale e dalla lap-steel che contrastano un’elettrica più robusta, mentre Wood ha un sapore campestre dato dalla presenza importante del violino e del banjo. Si prosegue con la malinconica Lucy Brown bilanciata da Junk Train tra country e John Mellencamp. Confermando la preferenza alla moderazione e ai tempi medi o lenti, Blessing e la pianistica Sorrow avvolta dagli archi chiudono un disco che non inventa nulla, ma si ascolta senza intoppi, una considerazione che può essere un pregio o un difetto a seconda dei gusti.

Paolo Baiotti