Posts Tagged ‘Keegan McInroe’

KEEGAN McINROE – A Good Old Fashioned Protest

di Paolo Crazy Carnevale

24 luglio 2018

keegan mcinroe[868]

KEEGAN McINROE – A Good Old Fashioned Protest (Keeganmcinroe/ Hemifran 2017)

Un balzo ne passato la partenza di questo disco! Alla faccia dei suoni facili, dei rapper di nuova generazione questo Keegan McInroe se ne parte con un blues parlato intitolato Talking Talking Head Blues, come se fosse Woody Guthrie o il Dylan degli esordi: l’ultimo che avevo ascoltato alle prese con questa forma musicale era stato Dan Bern ai tempi dei suoi esordi, vale a dire parecchio tempo fa.

McInroe, texano, cerca però di sfuggire alle etichette, il suo suono non è quello tipico dei suoi conterranei, pensiamo solo a Townes Van Zandt, che il talking blues lo ha fatto proprio dandogli un’impronta diversa, meno da folksinger e più da songwriter. McInroe torna alla forma primordiale del genere, ma non vi si fossilizza. Il resto del disco viaggia in più direzioni, sempre caratterizzate da testi arguti e non scontati. Peccato che il disco non includa i testi che bisogna andare a recuperare nel sito del cantautore.

Se il brano iniziale, ripeto in puro stile tradizionale, è una riflessione sui colpi di testa di Donald Trump e sulla sua politica, nel brano successivo, Big Old River, si affida ad una struttura strumentale più articolata, con un bel suono d’organo e ancor di più lo fa in Bombing For Peace, altro testo ironico in cui dice saggiamente che lanciare bombe per pacificare è come inserire il gelato in una dieta o fare la vasectomia ad uno che deve diventare papà…

Christmas 1914 è una lenta ballata, introspettiva, ispirata alla prima guerra mondiale; il blues parlato torna poi nella brevissima Bastards & Bitches, titolo eloquente per un’altra canzone in cui McInroe non risparmia nulla ai potenti. Molto bella nella sua semplicità strutturale The Ballad Of Timmy Johnson’s Living Borther, mentre Nietzsche Wore Boots ammazza letteralmente l’ascolto, si tratta di un brano parlato, o meglio recitato, che spezza il disco. Personalmente credo che un disco sia fatto per essere ascoltato, sia nella sua parte lirica, ma soprattutto in quella musicale, in particolare per l’ascoltatore non anglofono.

The Love That We Give, brano per chitarra acustica ed elettrica twang, con un altro bel testo intelligente, in cui la matrice texana si fa sentire più che in altre parti del disco, una coda d’organo arricchisce nel finale il tessuto musicale del brano. La chiusura è affidata a Keegan’s Beautiful Dream un’altra piacevole ballata folkie, nello spirito dylaniano degli esordi.

KEEGAN McINROE – Uncouth Pilgrims

di Ronald Stancanelli

19 gennaio 2017

Keegan mcinroe[168]

KEEGAN McINROE
Ucouth Pilgrims
2015 Autoprodotto e Distribuito da Hemifran

Keegan McInroe, è un musicista e scrittore texano cresciuto a Lubbock e spostatosi poi a Fort Worth nel 2001 ove poi si è laureato con lode in storia delle religioni e filosofia nel 2005.
Proprio nel periodo universitario si è messo a suonare in alcuni bar locali aiutando degli amici a formare un gruppo dal nome di Catfish Whiskey che pare sia sciolto poi nel 2009. Dopo la laurea ha deciso di continuare a fare il musicista professionista (!?) iniziando a girare e facendo anche un giro attraverso l’Europa. Propone un folk-rock-blues tranquillo, forse troppo, che non si disdegna all’ascolto ma non fa certo gridare al miracolo ne a strapparsi le vesti dalla gioia. Musica quindi un po’ dark come lo è del resto la copertina del cd che lo rappresenta. Mah, dovessi proprio andare a trovare un termine di paragone forse fa venire in mente David Munyon cantautore di grande valenza ed eterno beautifil looser.. Denso di ballate, molto bella Begogna, è album comunque dall’incedere alfine decisamente piacevole. Addirittura una lenta quasi indolente ballata, tra i momenti più suggestivi e belli dell’album, si chiama Verona, proprio da dove sto scrivendo adesso queste righe. Poco più di una sessantina di minuti per 14 brani nei quali sono addirittura venticinque gli artisti che lo coadiuvano sia come back vocals che come strumentazione che, nonostante faccia parte di un disco alquanto spartano di suo come genere, è invece molto ricca anche se dosata e misurata. Molto bella anche I Got Trouble un blues-reggato che sembra facente parte del trittico cristiano di Dylan con splendido triplo lavoro di coriste soul. Keegan ha diviso i palchi girando in tour oltre che da solo anche aprendo per artisti come Leon Russel da poco scomparso, la mexican band Tito & The Tarantula, Ray Wylie Hubbard, Eric Sardinas, Ian Moore ed altri. Album prodotto dal lui e del quale a parte un pezzo tutte le canzoni sono a sua firma. Oltre al lato musicale è notevolmente impegnato come poeta e scrittore avendo redatto in questi anni poesie, poemi, scritti politici e racconti. Per quanto concerne l’aspetto musicale questo è il suo quarto album da solo, uscito il 31 dicembre 2015 mentre uno, Blood & Bones, è stato pubblicato dai Catfish nel 2008. Ogni domenica in una radio texana propone un programma di file scaricabili (podcast) intitolato “Il pellegrino rozzo” che poi è anche il titolo del suo album