CASEY ABRAMS – I Put A Spell On You
di Paolo Crazy Carnevale
30 maggio 2018
CASEY ABRAMS – I Put A Spell On You (Chesky Records/IRD 2018)
Dopo il primo distratto ascolto mi sono chiesto dove volesse andare a parare questo cantante: non sapevo nulla di lui ma mi pareva interessante, nonostante l’accostamento dei brani e gli arrangiamenti si mandassero un po’ a quel paese l’un l’altro. La casa discografica mi era invece nota e pure la location in cui il disco è stato inciso: le stesse del buon disco di John McEuen pubblicato un anno e mezzo fa…
Poi mi sono documentato sul titolare ed ho scoperto che si tratta di un tale che ha partecipato ad American Idol, talent show televisivo in voga oltreoceano. Tutto si è fatto più chiaro. I ragazzi che escono da queste realtà musicali legate al piccolo schermo sono spesso indecisi sull’indirizzo da scegliere, e Casey Abrams non fa eccezione. L’idea di base non è male e gli arrangiamenti in trio (lui suona il basso e canta e si fa accompagnare da Taylor Tester alla chitarra e Jacob Schesney al sax) sono talvolta azzeccati. È la direzione indecisa del lavoro che mette il freno al mio giudizio.
Non capisco se Abrams voglia fare l’intrattenitore raffinato che snocciola cover in punta di piedi abbinando jazz e americana, se voglia fare il cantautore o essere l’epigono di quel genere che negli anni ottanta veniva chiamato “vocalese”.
Così accanto alla riuscita cover della title track rubata a Screamin’ Jay Hawkins (ma Abrams non è certo un urlatore) si fanno apprezzare Robot Lovers, interessante brano firmato dallo stesso Abrams, Lost And Looking un blues sofferto sorretto da voce e contrabbasso con successivo innesto della chitarra di Tester, la deliziosa Let’s Make Out e in parte anche Cougartown, nonostante un troppo lungo intervento del sax che è troppo jazz rispetto all’impostazione indie del brano.
La versione solo voce della sigla cartoon Meet The Flintstones è spiazzante e non convince, come la ripresa di Take The A Train posta in chiusura. In Nature Boy di Nat King Cole il modello di riferimento sembra Sting, anche per quanto riguarda il modo di cantare, solo nel finale Abrams sembra osare qualcosa in più.
Un po’ meglio Never Knew, a cavallo tra Hendrix e Prince (non come esecuzione, ma a livello compositivo), stucchevole invece la versione di Georgia On My Mind, che fa letteralmente a pugni con la scelta di coprire anche Have You Ever Seen The Rain, sempre una bella canzone, ma per carità….
La sensazione è proprio quella di aver davanti un cantante da talent show che deve fare sentire quanto è bravo e in grado di cantare un po’ di tutto. Senza alcuna direzione…