TOMMY CASTRO AND THE PAINKILLERS – Killin’ It Live

Tommy castro killin it alive

OMMY CASTRO AND THE PAINKILLERS – Killin’ It Live (Alligator 2019)

Battere il ferro fin che è caldo: Tommy Castro, reduce dal buon riscontro dell’ultimo album di studio, Stompin’ Ground, uscito appena un paio di anni fa, dà alle stampe, sempre su etichetta Alligator, un disco dal vivo realizzato anche stavolta con i suoi Ammazzadolori. E per giocare col nome del gruppo ed il titolo del disco, stavolta i dolori vengono appunto ammazzati dal vivo, dai palchi di New York, Austin, San Francisco e Solana Beach, evidentemente alcune delle date toccate dal chitarrista e dalla sua band nel tour promozionale di Stompin’ Ground. Inutile dire che anche questa volta il quartetto centra il bersaglio e quello che ne esce è un’infuocata tirata di solido blues elettrico, di quelle che tengono botta dall’inizio alla fine. Make It Back To Memphis è un boogie su cui Mike Emerson piazza il piano elettrico, un buon inizio per scaldare strumenti, musicisti e pubblico se dobbiamo immaginare che il disco ricalchi la scaletta di un concerto integrale. Rispetto a quanto avevamo apprezzato del disco di studio, qui mancano ovviamente gli ospiti (ricordo in particolare David Hidalgo e Charlie Musselwhite) e il produttore (Kid Andersen), ma Castro e soci (oltre a Emerson ci sono Randy McDonald al basso e Bowen Brown ai tamburi) non hanno bisogno di molto altro e il suono che sviluppano, soprattutto quando Emerson suona l’organo anziché il piano, è fantastico e coinvolgente. E lo si capisce dal secondo brano, Can’t Keep A Good Man Down, e ancor meglio dalla successiva cover della possente Leavin’ Trunk di Sleepy John Estes, brano che abbiamo amato tramite il primo Taj Mahal e che qui, in versione più aggressiva non dispiace assolutamente. Poi il ritmo rallenta, Lose Lose è un brano che Castro ha composto con Joe Louis Walker, con eccellente dialogo tra piano e chitarra elettrica, cantato con voce ispirata ed adeguata.

Il copione si ripete e di nuovo abbiamo un brano tirato col piano elettrico ed uno con l’organo, poi però Castro e compagni virano verso il soul con un brano originale ben cantato con voce molto ispirata, Anytime Soon, che figurava in Soul Shaker uscito nel 2005 su Blind Pig Records. She Wanted To Give It To Me viene dal disco del 2014, un gran funky, non a caso tra gli autori oltre a Castro c’è Narada Michael Walden, gran lavoro del basso e bordate d’organo che si alternano alle staffilate della chitarra. Two Hearts, altra eccellente composizione prelude al gran finale, entrambe le ultime tracce provengono dal concerto texano, affidato all’unico brano ripreso dal disco più recente della formazione: la cover di Them Changes, title track dell’omonimo disco di Buddy Miles del 1970. Tommy Castro e i Painkillers avevano già dimostrato grande talento con la versione di studio, inutile dire che la versione dal vivo non poteva essere da meno, anzi, innanzitutto il brano è cantato in modo impeccabile e la sezione ritmica ce la mette tutta per sostenere il riff. Quello che ne esce è un trionfo musicale (grazie anche al brano che di per sé è notevole), la parte centrale strumentale, sviluppata giustamente in chiave jam sembra ripiombarci in quel principio di anni settanta in cui la musica rock e le sue contaminazioni hanno davvero dato alcune delle lor cose migliori.

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