Il volo magico di Claudio

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Neanche un mese fa, il 25 maggio, dalle pagine virtuali del proprio profilo Facebook, Claudio Rocchi si premurava di metterci al corrente della gravissima malattia che l’aveva colpito, un virus degenerativo “non reversibile” alle ossa che lo aveva costretto a letto facendogli perdere l’uso degli arti inferiori e minando progressivamente il resto del suo organismo.

Lo faceva con spirito da combattente e con la consueta ironia: all’aggravarsi della situazione che già da parecchi mesi lo costringeva a muoversi a fatica con l’uso delle stampelle, solleticato da “una risata incontenibile” che aveva sentito “risalire forte da dentro“, non aveva potuto fare a meno di porsi una domanda, semplice ma destinata a rimanere senza risposta: “Ma cazzo, non era sufficiente così? Pure paraplegico ora?”

Con il quadro clinico già beffardamente fissato, costretto a rimanere a letto per evitare che il minimo movimento potesse causare una nuova invasione midollare pregiudicando anche l’uso degli arti superiori, si apprestava a prepararsi coraggiosamente a quella che definiva la sua settima vita, dopo quelle, nelle sue parole, da studente, da aspirante rockstar, da aspirante santo indù, da aspirante “normale” professionista, da musicista ritrovato e da malato ancora ”autosufficiente”. Quella del malato terminale costretto all’immobilità. “Non male, vero, per mettere alla prova il buonumore? Sappiate che il buonumore tiene, la Coscienza pure e il libro è iniziato stamane”.

“La Settima Vita”, infatti, è anche il titolo dell’autobiografia alla quale, proprio quel giorno, Claudio aveva assestato le prime battute. Una vita che, conscio dei suoi nuovi limiti, si apprestava a vivere con un doloroso taglio ad un passato ormai per forza di cose da dimenticare, riservandosi di informare gli utenti di una prossima vendita di strumenti e memorabilia di ogni genere per finanziare le attrezzature necessarie al nuovo corso.

Purtroppo, o per fortuna, Claudio Rocchi non ha fatto in tempo a cancellare anche solo dagli occhi le tracce delle sue vite precedenti ed è morto fra le sue amate chitarre,  fra i volumi rilegati dove aveva raccolto testi e disegni negli anni settanta, fra i propri libri esoterici ed i quadri mai esposti. In fondo, forse, è stato meglio così.    

La notizia della sua morte è giunta nel primo mattino, una non sorpresa tristissima che ha gettato la propria ombra su una giornata non come tutte le altre.

Questa sera non ho potuto fare a meno di ricordarlo mettendo sul piatto ”Volo Magico n.1″, il disco che ha segnato un’epoca perduta per sempre, un modo di fare musica perduto per sempre, un’attitudine verso la vita e le cose della vita perduta per sempre. Stavo ascoltando quasi in lacrime “La Realtà Non Esiste” quando mio figlio, diciasettenne, ha lanciato il fatidico “ma che è sta roba?”. I tempi sono cambiati e la realtà, purtroppo, esiste. E’ esistita per Claudio, in tutta la sua devastazione, e si è rivelata anche a me con quello svogliato richiamo all’ordine. Due realtà estremamente diverse, è chiaro, e diversamente tristi, ma comunque dolorose.

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