LAURIE JONES – Dark Horse

dark horse

LAURIE JONES
DARK HORSE
Autoprodotto 2021

Leggendo la presentazione dell’artista del Maine sul suo sito si sprecano definizioni roboanti come “l’anello mancante tra Dusty Springfield e Tom Petty” o “Chrissie Hynde con una chitarra folk” oltre a paragoni con Lucinda Williams e Sheryl Crow per le influenze di Americana e folk/rock. Ovviamente ci sono delle esagerazioni, ma si tratta comunque di una cantautrice rock esperta con alle spalle otto dischi da quando ha esordito nel 2000 con After The Crash. Nel 2016 la raccolta The Truth About Her ha radunato brani dei dischi precedenti, seguita da Bridges nel 2017 e da questo Dark Horse quattro anni dopo, sempre autoprodotti.
In bilico tra canzoni rock che in effetti possono ricordare Tom Petty, gli irlandesi Cranberries, Melissa Etheridge o Sheyl Crow e brani elettrocaustici più vicini al folk, Laurie costruisce un disco fresco, leggero e godibile, interpretato con una voce solida e puntuale, più che discreto dal punto di vista compositivo con dei testi riferiti a situazioni intime e personali come fede, accettazione di sé, lotta contro le dipendenze e salute mentale, nel tentativo di trovare un equilibrio nella vita.
Il coinvolgente e nostalgico pop-rock That Summer apre il disco seguito dalla robusta Light Side e dalla ballata Dazed, scritta dal figlio Torin. Nella parte centrale la contagiosa Resurrecting Joan ricorda i Cranberries, No Hell ondeggia tra rock, archi e venature gospel, mentre nel finale si distinguono la cadenzata Sorry I’m Stilted e l’emozionante ballata rock Letting Go.
Prodotto da Darren Elder con l’aiuto di Mehuman Ernst e registrato durante la pandemia con le inevitabili difficoltà del periodo, Dark Horse è un disco che mette in luce un’altra voce di un certo spessore del panorama americano.

Paolo Baiotti

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