STEFANO DYLAN – Ouroboros

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STEFANO DYLAN
OUROBOROS
Autoprodotto 2022

Stefano Dylan, cantautore torinese da qualche anno residente in Irlanda per motivi di famiglia e di lavoro, si è fatto conoscere ed apprezzare nella zona di Limerick dove è domiciliato, entrando a far parte della scena locale. Sfortunatamente la pandemia ha interrotto la possibilità di suonare nei locali e nei pub che, a differenza di quanto avviene dalle nostre parti, non richiedono solo le cover band, ma gli ha dato la possibilità di preparare con calma il secondo album a due anni di distanza dall’esordio Rough Diamonds. Questa volta tra le dodici tracce ce ne sono tre cantate in italiano oltre alle otto in inglese e a uno strumentale. In realtà Endless Road è divisa in due parti poste in apertura e chiusura del disco, la prima strumentale e sognante con l’elettrica di Matt Sofianos che ricama assoli melodici che incrociano David Gilmour e Mark Knopfler intrecciandosi con l’acustica di Stefano, la seconda cantata completando una delle tracce più convincenti dell’album. La delicata e toccante The Life Before e la malinconica Fool’s Gold arrangiata con la partecipazione di due chitarre acustiche e di una chitarra classica confermano l’impronta folk del modo di comporre e cantare di Stefano, che mi sembra paradossalmente più originale nei brani in inglese rispetto alla convenzionale Asso, seppur valorizzata da un testo pregevole e alla sofferta Amarcord, in cui si notano il piano di Carlo Gaudiello e la tromba di Steffen Dix. La ritmata Flight Distances e Midlife Booze interpretata con voce più sporca e con un’elettrica aspra, testimoniano le influenze rock dell’autore, ma in definitiva l’eccellente Rain Waters cantata con l’aiuto di Karla Segade, l’acustica Moving On, morbida e triste e la pianistica Desiderio lasciano l’impressione che il tratto distintivo della scrittura di Stefano privilegi lo stile dei folksingers.
Ouroboros antico simbolo rappresentante un serpente o un drago che si morde la coda formando un cerchio senza inizio né fine, raffigurato nella copertina del disco, conferma le positive percezioni dell’esordio e la maturazione del suo autore.

Paolo Baiotti

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