ANNIE KEATING – Trick Star

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ANNIE KEATING
TRICK STAR (Annie Keating 2016)

Il Village Voice l’ha definita “un saggio mix della scrittura di Lucinda Williams e della chitarra di Gillian Welch con una voce personale…un incrocio tra Willie Nelson e John Prine…non può riuscire meglio di così”. La musica e la scrittura di Annie Heating contengono questi elementi ma, francamente, questa definizione mi sembra esagerata. Stiamo parlando di una cantautrice onesta, intima, con una voce sussurrata appena arrocchita con qualche tonalità ombrosa e misteriosa, che suona folk venato di country con un pizzico di rock. Originaria di Boston, ha esordito nel 2004 con The High Dive, seguito da cinque dischi prima di questo Trick Star (dedicato alla sua amata bicicletta). Nonostante le buone premesse e un paio di album interessanti non è riuscita ad emergere più di tanto, guadagnandosi una discreta fama in Gran Bretagna (il d.j. Bob Harris ha spesso trasmesso le sue canzoni su BBC Radio 2). Ha un valido gruppo di collaboratori che comprende Steve Mayone (chitarra e mandolino), Jason Mercer (basso), Chris Tarrow (chitarra), Yuval Lion (batteria) che dipingono Trick Star con pennellate raffinate e arrangiamenti gustosi, ma i problemi sono la scrittura e la voce, entrambe monocordi. Se è vero che mediamente le canzoni sono discrete e ascoltabili, dopo un po’ questa caratura media diventa un limite, in assenza di sterzate o virate verso l’alto. Gli episodi più riusciti mi sembrano Time Come Help Me Forget con le chitarre tra Byrds e Tom Petty, l’ottimistica You Bring The Sun e Trick Star dove il ritmo e le chitarre si impennano almeno un pochino, mentre sul versante delle ballate scelgo il country educato di In The Valley rispetto alla gentilezza monocorde di Trapeze e Orchard. Nel finale l’allegra Creatures è ravvivata dalla tromba di Shane Endsley, mentre l’intima Phoenix assume una veste sorprendente con l’azzeccato intervento del Brooklyn Youth Chorus.

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