REED TURCHI – Speaking In Shadows
REED TURCHI
Speaking In Shadows
Devil Down Records Distribuito da IRD 2016
Reed Turchi, musicista e songwriter di Asheville nel North Carolina che si era precedentemente caratterizzato con album blues lo ritroviamo oggi con Speaking in Shadows un calderone-mischiatone ove mescola con modi strambi e innaturali un po’ di Bowie, un po’ di De Ville, un po’ di Dr John shakerando il tutto e infilandoci la batteria e percussioni di Paul Taylor, Andrew McNeill e Adam Hill, un po’ di slide e chitarre varie ma soprattutto il sax di Art Edmaiston per dar luogo a un qualcosa di indefinibile che sta a metà strada tra soul , funk, elettronica e venature blande di blues.
I ritmi sono variegati e abbracciano ora stilemi che vanno da una parte , ora altri che si dirigono altrove senza ben capire dove si voglia andar a parare. Gentile e soave la voce di Heather Moulder nell’iniziale Pass me over caratterizzata anche da un’oscura chitarra alla Neil Young, periodo Tonight’s The Night/Time Fades Away. Ho letto di questo disco non tutto il male possibile ma abbastanza perché possa sembrare una solenne porcheria invece andando controcorrente, l’ho ascoltato tante volte e sempre mi ha gratificato, credo sia un disco coraggioso, che forse non sa dove vuole andare ma che alla fine da qualche parte arriva e nel suo shaker alquanto enfatizzato ed iperbolico contenga un mix se non esplosivo almeno corroborante per regalare una forma forse stramba ma piacevole di musica fuori dagli schemi senza per questo andare a sfracellarsi da qualche parte come sentito dire. A me è piaciuto e quando sono specialmente in auto col volume alquanto espanso detto lavoro mi gasa notevolmente; che poi non sia masterpiece da passare ai posteri ne convengo anch’io ma più lo ascolto più nel suo guscio sbilenco e stravagante e singolare mi ci ritrovo e mi ci diverto come un pazzo divorando chilometri .
Per restare in tema, bizzarra e singolare la copertina che pare macchia lasciata da un calamaio d’antica memoria rovesciatosi per caso. Riascoltandolo ancora, non posso non esimermi dal dirvi come Texas Mist sia un brano decisamente seducente e stuzzicante mentre Offamymind piacevolmente corroborante. Mi allargo e dico ancora, interessante bel disco, prodotto dallo stesso Turchi con Billy Bennett.
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