THE THIRD MIND – The Third Mind

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THE THIRD MIND
The Third Mind
Yep Roc 2020

L’esordio di The Third Mind è sicuramente una delle gradite sorprese di questi primi mesi del 2020. Un disco che sfortunatamente è stato pubblicato appena prima dell’esplosione della pandemia, non ottenendo anche per questo le dovute attenzioni e, soprattutto, un’adeguata promozione, magari accompagnata da qualche concerto. E’ un viaggio nella psichedelia, un ritorno alla fine dei sixties, all’epoca hippy legata a musicisti leggendari come Mike Bloomfield, Roky Erickson, John Cipollina e Gary Duncan (la coppia dei Quicksilver Messenger Service), citati e ringraziati per l’ispirazione nelle note di copertina. Anche il nome è un (probabile) omaggio all’omonimo libro pubblicato da William Burroughs e Brion Gysin nel ’78.
La sorpresa principale riguarda gli autori del disco, musicisti esperti e di qualità che non vengono abitualmente ricollegati a questo tipo di suono. Si tratta di Dave Alvin (voce e chitarra di Blasters, X e Flesh Eaters, prima di intraprendere una trentennale carriera solista in ambito Americana), Victor Krummenacher (basso con Cracker e Camper Van Beethoven), Michael Jerome (batteria con Toadies, Richard Thompson, Blind Boys Of Alabama, John Cale e Better Than Ezra) e David Immerglück (chitarra e tastiere con Counting Crows, Camper Van Beethoven e James Maddock). Una sorta di supergruppo di rock alternativo che si è ritrovato in studio dove ha inciso rapidamente e senza prove, cercando di cogliere la libera ispirazione del momento, come Miles Davis ai tempi di Bitches Brew.

Sei tracce di cui cinque covers e ben tre strumentali di rock psichedelico con venature blues e jazz, in cui l’improvvisazione regna sovrana. Il fulcro del disco è sicuramente la versione di 16’ di East-West, la title track del seminale secondo album della Butterfield Blues Band (Elektra ’66), una cavalcata in cui le chitarre viaggiano libere con l’appoggio dell’armonica di Jack Rudy, in un percorso ondivago straordinario, specialmente nella parte centrale, tra crescendo, fermate, ripartenze e cambi di ritmo che non hanno nulla da invidiare all’originale in cui si ergeva la chitarra di Mike Bloomfield. Ma non sono da meno l’apertura di Journey In Satchidananda (Alice Coltrane ’71), una meditazione orientaleggiante che assume colori psichedelici grazie alle chitarre che richiamano i Grateful Dead dei primi album o il terzo strumentale Claudia Cardinale, unico brano originale, nel quale convergono le atmosfere dei Quicksilver e dei western di Sergio Leone. In due tracce cantate si aggiunge la presenza della voce eterea e misteriosa di Jesse Sykes (un incrocio tra Grace Slick e Sandy Denny), cantante dei Sweet Hereafter, autori di almeno due eccellenti album nel nuovo millennio, assente dalle scene da parecchi anni. Jesse interpreta alla perfezione Morning Dew di Bonnie Dobson, in una versione che si riallaccia alla cover lisergica dei Grateful Dead e contribuisce ai cori in The Dolphins (Fred Neil), affiancando Dave Alvin. L’ultima traccia è Reverberation di Roky Erickson, dall’indimenticabile esordio dei texani 13th Floor Elevators, un garage rock stralunato che viene “normalizzato” da una versione rock meno spigolosa, con una chitarra che assume venature hard.

Completato dalla copertina dell’artista Tony Fitzpatrick, diversa per il cd e il vinile, l’album è uscito in una prima edizione limitata con un poster e due versioni alternate di East-West, una mixata da Tchad Blake (ancora più psichedelica) e una da Clay Blair (nel vinile le due versione fanno parte di un secondo 12’’). Come scrivono The Third Mind nella loro pagina di Bandcamp “turn on, tune in, rock out”, riprendendo in parte il famoso motto di Timothy Leary “turn on, tune in, drop out”.
Sicuramente non vi annoierete!

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