VARIOUS ARTISTS – Buscadero Americana

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VARIOUS ARTISTS – BUSCADERO AMERICANA (Appaloosa/IRD 2019)

La benemerita Appaloosa non è nuova ad operazioni come questo Buscadero Americana, vale a dire dischi che raccolgono interpretazioni inedite o per meglio dire incise per l’occasione, di vari artisti collegati all’etichetta o al circuito concertistico ad essa affiliato.

L’occasione è sempre ghiotta per ascoltare in un sol colpo una manciata di validi interpreti (ma anche autori) alle prese con repertori diversi dal loro abituale. Era accaduto un paio di anni fa con due ottime doppie raccolte, dedicate una al songbook di Townes Van Zandt e l’altra ad un progetto legato alle migrazioni: si era trattato di due dischi davvero ben riusciti, con valide proposte, qualche brano da applausi, qualche altro meno riuscito, ma nel complesso dischi con più luci che ombre, prodotti con amore per la musica.

E il giudizio può adattarsi perfettamente anche a questo nuovo lavoro che trae lo spunto invece dall’applaudito e sempre molto eterogeno festival che si svolge da alcuni anni nei dintorni del lago di Como, all’insegna della musica americana e della rivista Buscadero, da sempre ambasciatrice nel nostro paese di queste sonorità.

Il filo conduttore oltre agli interpreti, alla rivista, al genere, sono le canzoni di alcuni tra i più apprezzati protagonisti della scena rock di sempre rivisitate da loro epigoni, talvolta coevi, allievi e quant’altro.

L’opening è affidato ad una doppietta di artisti notevolissimi, entrambi pubblicati in Italia dall’Appaloosa: Mary Gauthier e Thom Chacon per l’occasione riprendono The Speed Of The Sound Of Loneliness di John Prine, la versione è nella norma, da entrambi gli interpreti abbiamo ascoltato senz’altro cose più coinvolgenti. Molto meglio l’approccio di James Maddock alla Madame George di Van Morrison e quello di Ron Lassalle a Bob Seger, di cui è ripresa Roll Me Away. Michael McDermott di Springsteen è fan, talvolta clone, e la sua rilettura di Thunder Road è quasi didascalica. Molto bene anche Tim Grimm con la ripresa di Rodney Crowell e l’arrangiamento ordito per la celebre Eve Of Destruction da Anthony Amato. Piace poco la rilettura in chiave New Orleans del Dylan di Simple Twist Of Fate fatta da Brian Mitchell, per fortuna le quotazioni si riprendono con Chris Buhalis che riprende Willie Nelson e Jaime Michaels alle prese con Bruce Cockburn, anche se la voce dell’originale è inimitabile! Chiude il primo CD il padrone di casa, Andrea Parodi, che traduce e interpreta Sonora’s Death Row facendola diventare un’ispirata e convincente border ballad in stile mariachi.

Sul secondo disco troviamo subito un sempreverde Eric Andersen con la ripresa non scontata di Snowin’ On Raton (Paolo Ercoli alla slide?) di Van Zandt, collega e amico con cui aveva composto alcune canzoni nei primi anni novanta. Willie Nile non esalta nel rifare invece Leonard Cohen, idem Christian Kjellvander con Tom Petty. Più a suo agio di certo il poliedrico Jono Manson con lo Steve Earle di Trascendental Blues, mentre Annie Keating rivede invece in chiave intima il Neil Young di Like A Hurricane. Meno bene gli Orphan Brigade, che sembrano mostrare un po’ la corda come nei loro lavori solisti, diversamente David Immergluck si approccia a John Fahey in maniera iconoclasta e il risultato si fa apprezzare. Applausi al redivivo Richard Lindgren che rifà con gusto ed eleganza la Louisiana 1927 di Randy Newman. Danni Nichols mette mano a Me And Bobby McGee di Kristofferson, il brano è sempre talmente bello che è impossibile sbagliarlo, però bisogna sempre fare i conti (Kristofferson incluso) anche con la versione di Janis Joplin, va da sé…

La conclusione, nella media buona, è affidata a Johnny Irion e Nora Guthrie che rifanno il Neal Casal di Losing End.

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