DREAM SYNDICATE – How We Found Ourselves… Everywhere

Dream Syndicate - How We Found Ourselves 3

DREAM SYNDICATE – How We Found Ourselves… Everywhere (Anti 2018)

Sull’onda del successo di pubblico raccolto dal tour con cui hanno promosso il disco della reunion uscito nel 2017, i Dream Syndicate hanno dato alle stampe (complice la label Anti, che aveva pubblicato quel disco) un vinilone dal vivo (o quasi) che è stato messo in circolazione in occasione del Record Store Day.

Sono solo sei le tracce qui raccolte, ed una è un’outtake di studio rimasta fuori da How Did I Find Myself Here, però tenendo conto che ci sono due brani che superano i dieci minuti, per avere più canzoni si sarebbe dovuto avere un doppio vinile.

Per il gusto personale del vostro recensore, che non è mai stato un entusiasta del per altro celebratissimo doppio At Raji’s, il live migliore del gruppo resta quello uscito a seguito di Medicine Show, quando c’era ancora l’inestimabile Karl Precoda alla sei corde, questo nuovo live viene però subito a ruota, il suono è energico, più sporco e il gruppo gira molto bene (oltre al leader Steve Wynn ci sono il bassista Mark Walton, il batterista Dennis Duck e l’ultimo arrivato Jason Victor, collaboratore di Wynn da diverso tempo in altre avventure musicali).

Il disco si apre con l’inedita Recurring (Steve’s Dream) brano dal testo ossessivo su cui si dipanano i nervosismi delle chitarre e della sezione ritmica, la registrazione è stata fatta a Richmond, in Virginia, e prelude ad una lunga ineccepibile versione del brano che intitolava il disco del 2017, una versione molto elettrica e sicuramente più bella di quella di studio. È presa da un concerto norvegese e beneficia non poco della presenza delle tastiere di Chris Cacavas, decisamente in forma, e della lap steel di John Paul Jones, proprio lui, il bassista dei Led Zeppelin.

Wynn e Victor duellano con le elettriche mentre la sezione ritmica pulsa nervosamente.

Chiude il lato A una rielaborazione della classica Medicine Show, di nuovo con Cacavas in veste di tastierista: siamo alla TV tedesca, in occasione di una puntata del Rockpalast, e per quanto sia difficile dimenticare la versione originale del brano, il nuovo arrangiamento, più veloce, ha il suo fascino.

Girando il disco troviamo la vecchia When You Smile, un classico sin dai primi esordi, poi c’è l’immancabile John Coltrane Stereo Blues, sempre distorta, lunga, con le chitarre in primissimo piano (d’altronde qui non ci sono ospiti): anche in questo caso l’arrangiamento è riveduto. A chiudere il tutto c’è una spettacolare versione di Glide, indiscutibilmente il brano migliore del disco della reunion, oltre sei minuti infuocati, presi da un broadcast radiofonico, che rendono la composizione ancor meglio che nella versione di studio.

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