STEPHAN THELEN – Fractal Guitar

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STEPHAN THELEN – Fractal Guitar (Moonjune 2019)

In questo primo scorcio di 2019 la Moonjune Records torna a farsi sentire alla grande e dopo la bellissima sorpresa del disco di Dewa Budjana con ospite John Frusciante, ecco fresco fresco di stampa un nuovo disco che vede l’esordio sulla label di Leonardo Pavcovich del chitarrista svizzero (americano d’adozione però) Stephan Thelen. Thelen, che ha comunque al suo attivo molti altri dischi per l’etichetta RepTile, è chitarrista e matematico (per sua stessa definizione) e per questo suo cambio di label ha approntato un disco che si compone di solo cinque brani, tre dei quali raggiungono però sommati quasi cinquanta minuti!

Rock strumentale, progressive, ma anche altro, composizioni molto elaborate per la cui esecuzione Thelen si avvale di collaboratori titolati: d’altra parte è da un bel pezzo che la Moonjune ci ha abituati a trovare nelle sue produzioni la crema dei musicisti americani (e non solo) d’estrazione jazz/fusion/rock.

Col disco di Thelen comunque l’orizzonte si allarga, le chitarre vibrano, la batteria non è per nulla jazz: il chitarrista elvetico ci incanta fin dai primi, lunghi, diciassette minuti di Briefing For A Descent Into Hell, una specie di diabolico bolero moderno in cui la chitarra del titolare dialoga con quella del compare d’etichetta Markus Reuter (presente in tutto il disco) e con quella di Jon Durant. La successiva Road Movie, “appena” tredici minuti e una manciata di secondi è sorretta come la precedente dal drumming robusto di Manuel Pasquinelli (della formazione elvetica Akku Quintet) e si avvale di un ospite di quelli il cui nome fa tremare le pareti: stavolta a duettare alla sei corde con Thelen c’è infatti l’eclettico Henry Kaiser, ma a rinforzare il tutto ci sono anche il meno noto Bill Walker e il già menzionato Reuter.

Per l’intrigante title track invece Thelen ospita il losangelino Barry Cleveland, musicista e giornalista (è stato direttore di Guitar Player per dodici anni) che ha al suo attivo diversi dischi a proprio nome, uno – uscito una decina d’anni fa – proprio per la medesima etichetta che pubblica questo Fractal Guitar. E sempre Cleveland è il collaboratore della successiva Radiant Day.

La chiusura è affidata ai quasi diciotto minuti di Urban Nightscope, con ospite alla chitarra David Torn, star della musica sperimentale che vanta una militanza nel quartetto di Jan Garbarek e collaborazioni con Tony Levin, Bill Bruford e Mark Isham: la composizione si districa in una serie di sperimentazioni molto all’avanguardia che però, rispetto al resto del disco alla lunga sembrano diventare eccessive, peccato.

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