STEVE WYNN – Benedikt’s Blues

Steve Wynn norvegia 1[1063]

STEVE WYNN – Benedikt’s Blues (Kinkverk 2015)

A tutt’oggi questo vinile targato 2015 è l’ultimo sforzo solista di Steve Wynn, dopo c’è stata la riunione dei Dream Syndicate. Uscito solo in vinile (ma con CD incluso in omaggio) e solo per il mercato norvegese, è un disco particolare, registrato in momenti diversi e in differenti luoghi concepito come commento sonoro alla quarta stagione della serie televisiva norvegese “Dag”.

Ascoltato con attenzione Benedikt’s Blues risulta un disco interessante, con alcune composizioni davvero buone, quasi esclusivamente canzoni visto che a dispetto del fatto che si tratta di un commento per la TV vi sono solo due brevi strumentali per sola chitarra distorta. Quello che penalizza il disco è la produzione eccessivamente Lo-Fi. Per intenderci, il disco è sotto prodotto, diverse composizioni – ed è un peccato perché avrebbero meritato un maggior sforzo – suonano un po’ ovattate, il suono non esce come dovrebbe. Fatta questa dovuta precisazione veniamo alla musica. Cinnamon Tweed è il brano introduttivo ed è uno dei due strumentali, tutto in esso suona come un omaggio ai meravigliosi feedback di Neil Young, anche se Wynn non è allo stesso livello del canadese come chitarrista. Poi con You’re Halfway There il disco entra nel vivo subito con una delle composizioni più interessanti, una canzone completa, con la partecipazione di Stephen McCarthy (Long Ryders se fosse necessario ricordarlo, e già collaboratore di Steve con la formazione Danny & Dusty). McCarthy è il valore aggiunto di molte delle tracce che compongono il disco, con la pedal steel o con l’elettrica. Alla batteria c’è Linda Pitmon, la compagna di Wynn, Scott McCaughney suona il basso e alle tastiere abbiamo Josh Cantor. Segue la title track e il disco si mantiene ad un buon livello, poi è la volta di Interlude il secondo brano strumentale, breve, poca cosa in realtà. Making Good On My Promises è registrata in Spagna con una differente formazione a base di musicisti iberici, poi con la dirompente e ineguagliabile On The Mend si chiude il primo lato. Gran brano, molto eco Dream Syndicate nei suoni, c’è anche una tastiera non accreditata che ricorda tanto il sound di Chris Cacavas, e, oltre a McCarthy alla chitarra c’è Jason Victor, braccio destro di Steve da un po’ di tempo in qua, inclusa la reunion dei Dream Syndicate. Dalla stessa session di registrazione (risalente al 2010) giunge il brano che apre il lato due, Only A Dream, una ballata vagamente country, con la pedal steel dominante. Meno memorabile la lenta Dead Roses, dalle session del 2015 che hanno originato la maggior parte del disco. Addirittura la 2005 risale All The Squares Go Home, buon brano con le tastiere di Craig Schumacher e buoni spunti di Jason Victor all’elettrica. Di nuovo dalle session del 2015 la bella ballata Simpler Than The Rain, con la pedal steel che dialoga con il piano elettrico di Cantor, peccato per il sound troppo compresso perché la composizione è molto valida. Il finale è affidato a …And I Can’t Look Down altro solido esempio del buono stato di salute compositiva di Wynn, in cui si mescolano sonorità Dream Syndicate ma anche certe cose del miglior Wynn solista, bei cori, chitarre efficaci, tappeto di
tastiere mai eccessivo.

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