ROGER Mc GUINN – Sweet Memories

Roger McGuinn Sweet Memories[890]

ROGER McGUINN – Sweet Memories (April First Productions 2018)

Roger McGuinn. Chi se lo aspettava un disco nuovo dopo anni di Folk Den e dischi dal vivo piuttosto inutili? Era lecito attendersi molto, o almeno qualcosa di più visto che l’ex Byrd in persona aveva annunciato questa pubblicazione da diverso tempo e ne aveva parlato come di un disco rock.

L’attesa e l’entusiasmo a riguardo sono stati puntualmente disattesi dall’uscita (il 13 luglio scorso, compleanno del nostro) di questo Sweet Memories.

A dispetto dei bei e applauditi concerti che Roger sta tenendo in compagnia di Chirs Hillman e dei Fabulous Superlatives di Marty Stuart per festeggiare i cinquant’anni di Sweetheart Of The Rodeo, questo nuovo disco è davvero poca cosa. Per certi versi imbarazzante. È vero che l’artista nelle interviste, recenti o meno che siano, continua a puntare il dito sul fatto che gli interessi solo essere un artista solista, senza gruppi, ma è anche vero che in anni lontani si è sempre dichiarato pignolo e perfezionista: Sweet Memories non è certo il disco di un pignolo, tantomeno di un perfezionista. È un disco arruffato, messo insieme alla viva il parroco – citando Sandro Ciotti – e senza rispetto alcuno dei fan che ancora lo seguono. Un disco che suona come una raccolta di demo con un adattamento riuscito di u n vecchio brano, canzoni inedite (otto) e qualche minestra scaldata (male), per di più dura trentaquattro minuti, uno sforzo davvero minimo, quasi McGuinn volesse sfruttare il fatto che dopo tanti anni si è tornati a parlare di lui.

In tutta sincerità lo definirei un disco per collezionisti incalliti, ma davvero incalliti, perché non mi sentirei di consigliarlo a nessun altro.

Pensiamo ai lavori di altri ex Byrds usciti di recente: Hillman ha fatto un capolavoro (certo con Tom Petty come produttore), Gene Parsons, pur lavorando in economia e semplicità ha inciso un disco con David Hayes e uno con il Mendocino Quartet che sono infinitamente superiori a questo disco di McGuinn; Crosby, pur senza dispendio di forze ha pubblicato nel 2016 Lighthouse, il suo secondo disco più bello di sempre.

Sweet Memories non è innanzitutto un disco rock come promesso, è un disco di pallido folk rock dove si riascoltano (basta!) Turn! Turn! Turn!, Mr. Tambourine Man e So You Want To Be A Rock’n’Roll Star in arrangiamenti pressoché identici a quelli delle versioni byrdsiane. Roger suona tutto, che significa chitarre e basso (nella seconda lo stesso identico giro dello storico singolo) e usa (nella terza) una drum machine dal suono fastidioso e vetusto che non usa più nessuno.

La cosa migliore del disco è Chestnut Mare Christmas, indicata come il seguito di Chestnut Mare, in cui si può riconoscere il tema del vecchio brano: qui c’è ospite Marty Stuart, e si sente, la cui chitarra regala al brano e al disco qualcosa di superiore. Ma non basta.

E non basta la spiritosa intuizione di inserire in scaletta Friday, un brano oscuro che in un video fake di youtube viene presentato come inedito dylaniano eseguito dai Byrds in un programma televisivo del 1965. Un falso dichiarato e riconosciuto. Simpatica l’idea di reinterpretarlo. Il resto sono una manciata di buone canzoni, folk elettrico eseguito con la Rickenbacker. Ci sono tre brani che risalgono ai primi anni ottanta (ascoltati anche in Italia quando Roger vi venne con i Peace Seekers): The Tears, Light Up The Darkness (la migliore della terna), la title track. L’impressione è che i suoni siano un po’ lasciati al caso, non c’è un lavoro di produzione, non c’è un missaggio adeguato, i volumi sono casuali e di tanto in tanto c’è anche fruscio sulle voci (McGuinn si sovraincide).

I brani più interessanti sono 5:18, At The Edge Of The Water e Catching Rainbows, tutte originali ma indubbiamente succubi dello stile del british folk marinaro che sta all’origine di molte canzoni che Roger negli ultimi venticinque anni ha approcciato per i numerosi progetti denominati del Folk Den.

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