VINTAGE TROUBLE – The Bomb Shelter Sessions

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VINTAGE TROUBLE – The Bomb Shelter Sessions (Vintage Trouble 2011)

Che bella botta di freschezza e di energia questo debutto dei californiani Vintage Trouble. Indipendenti fino al midollo, tanto da uscirsene con un disco del genere totalmente in proprio, su CD e su vinile, con tanto di singoli vinilici come si usava una volta, non quei singoli virtuali che sembrano rispondere al comandamento “ascoltare e non toccare” che spopolano nelle classifiche della musica da scaricare ed ascoltare con lo smartphone (anche se nelle classifche della musica virtuale i Vintage Trouble hanno realmente spopolato.

I Vintage Trouble le cose le fanno per bene, fin dalla copertina in bianco e nero si intuisce che la musica contenuta nel disco deve essere buona, non roba plastificata: qui c’è grinta, c’è gusto, e c’è modernità, anche se i suoni sono una personale rilettura di stilemi rock-blues e soul vecchi almeno come me.

Mi vengono in mente i coevi Bellrays per fare un paragone, ma qui la voce è maschile, quella di Ty Taylor, e i suoi accompagnatori non fanno sfoggio di fronzoli, fornendo una base musicale a base di chitarra basso e batteria, con appena una spolverata di percussioni.

Taylor ha una voce affilata, bella, che a seconda delle volte ricorda quelle dei suoi grandi modelli, non mancano chiaramente echi delle grandi voci del soul degli anni sessanta, ma c’è anche qualcosa che ricorda David Hidalgo dei Los Lobos.
Questa voce, combinata col sound è la carta vincente del quartetto (Nalle Colt è il nome del chitarrista, Rick Barrio Dill il bassista e Richard Danielson l’uomo dietro i tamburi).

Il disco inizia bene col ritmo quasi da giungla della convincente Blues Hand Me Down, che dimostra subito quale sia la stoffa della formazione, una canzone che prende da subito ed entra in circolo con estrema scioltezza. Si prosegue senza intoppi con Still Always Will, poi la musica cresce ulteriormente con Nancy Lee, il primo singolo tratto dal disco, brano efficacissimo, accattivante, sicuramente una delle composizioni (tutte originali) che fanno la differenza; Gracefully è un brano più lento ma ugualmente bello (non a caso è stato il secondo singolo del disco) a cui fanno seguito altre due perle, l’intrigante You Better Believe It con ospite l’armonica di Charlie Brumbly e Colt impegnato in un bel solo di chitarra, e lo slow Not Alright By Me, un brano soul come si faceva una volta, cantato con ispirazione intensità e di nuovo con la chitarra come si deve.

Il disco procede sui binari giusti con un altro brano dalle atmosfere soul, Nobody Told Me, composizione molto riuscita, poi l’elettricità torna a vibrare, con la chitarra che affetta nel blues di Jezzebella, e il disco termina con un tripudio errenbì da urlo con Total Strangers, a cui mancano solo i fiati, ma la chitarra ci mette più che del suo, e con la più intima Run Outta You, degno suggello di un disco ben riuscito e duraturo, un brano dal crescendo insinuante che si sviluppa sorprendentemente per oltre otto avventurosi ed irresistibili minuti.

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