STEVEN CASPER & COWBOY ANGST – Sometimes Jesse James
STEVEN CASPER & COWBOY ANGST – Sometimes Jesse James (Silent City/Hemifran 2017)
Ormai è cosa risaputa che l’America è piena di talenti minori ma non per questo disprezzabili: ennesima testimonianza è questo EP, che ci giunge tramite l’impeccabile Hemifran, della solida band californiana di Steven Casper, l’ottavo con questa denominazione, ma Casper ha in saccoccia altre esperienze con gruppi differenti.
Certo non si tratta di ragazzini, le foto a disposizione ci raccontano di un gruppo di veterani dalla gran voglia di suonare calandosi nell’immaginario tutto californiano della banda di fuorilegge. Sono tutti dei signori nessuno, tranne John Groover McDuffy che si occupa di tutte le chitarre, lui ha una lunga collaborazione con Rita Coolidge alle spalle e il suo apporto strumentale nelle composizioni di Casper si fa sentire parecchio.
L’altro pilastro del gruppo è Carl Byron (hammond organ, fisarmonica, piano) che insieme a McDuffy traccia le coordinate e crea la solida base su cui si sviluppano e muovono le canzoni. Alla produzione troviamo invece Ira Ingber, veterano ed esperto regista che ha lavorato persino con Dylan (ma non certo nei momenti migliori dell’ebreo).
Il formato è quello dell’EP, prediletto da molti indipendenti in America, un formato che permette agli artisti di essere frequentemente presenti sul mercato senza avere l’onere di pubblicare un nuovo disco ogni anno, e al tempo stesso un formato facilmente spendibile durante i concerti, sicuramente la maggior fonte di guadagno per questi personaggi.
L’inizio di questo EP è affidato ad un brano dai chiari rimandi al miglior Tom Petty, Down, in cui la voce di Casper ricorda molto da vicina quella del compianto Tom – cosa che non si ripeterà nei brani successivi – è un rock solido, d’effetto, ma scivola presto via, molto più impressiva la successiva The Best Day Of Our Lives, una ballata dal respiro arioso sorretta da pedal steel e hammond, davvero bella. Segue una cover, piacevole, di My Wrecking Ball, presa dal repertorio di Ryan Adams, ma il brano che arriva dopo sembra più interessante, è quello che contiene il verso da cui il disco prende il titolo: Born To Loose Blues è una composizione dall’incedere notturno e ancora una volta con grande dispiego delle chitarre. La chiusura è affidata ad uno strumentale quasi acustico, Mi Sueno, Mi Dolor, brano dall’incedere sontuoso, con uso di altri strumenti – suonati dal producer – e particolarmente calato nelle atmosfere western suggerite da titolo e copertina del disco.