MARY BETH CROSS – Feels Like Home

mary beth cross[494]

MARY BETH CROSS – Feels Like Home (MBC 2016)

Con un discreto numero di dischi all’attivo disseminati nell’arco di vent’anni, Mary Beth Cross può considerarsi a buon diritto una veterana nel mondo della musica, anche se ogni suo disco, a partire alla cassetta In This Quiet Place del 1996, è frutto di una paziente autoproduzione all’insegna dell’indipendenza totale: cosa che non vuol dire assolutamente che il risultato sia di minor rilevanza.

Ne è la prova questo EP uscito nel 2016 e registrato impeccabilmente tra le montagne del Colorado (dove la Cross vive da tempo dopo aver trascorso i primi anni della sua vita in Wisconsin), suonato a con gusto e precisione, cantato con passione. Peccato si solo un EP, ma questa, l’ho già scritto altrove credo, è la tendenza attuale di quegli autori che lavorano in proprio negli Stati Uniti, ossia senza l’appoggio di una major e senza un contratto: probabilmente immettere sul mercato un EP ogni tot mesi mantiene desto l’interesse più che non un disco di durata oltre i quaranta minuti ogni due o tre anni.

Comunque, bando alle ciance, questo dischetto dalla copertina che pare una cartolina natalizia, è davvero gustoso e mette sul piatto un misto tra brani originali e cover per un totale di sei tracce (ma una è un medley di tre differenti canzoni), a fare da trait d’union è lo stile con cui Mary Beth le mette sul piatto, un accostamento bluegrass misurato, mai eccessivo, dovendo tener conto che le composizioni sono comunque orientate verso il mondo dei singer songwriters.

Si apre con Kathy’s Song, un brano di Simon & Garfunkel che sinceramente avevo rimosso, l’avevo ascoltato molto sul nastro del Greatest hits del duo in anni lontani, devo dire che si tratta di un piacevolissimo recupero di una notevole canzone che la Cross e il suo quartetto eseguono davvero con un gusto sopraffino.

Si prosegue con una canzone autografa, Treshing Time, che mantiene le aspettative e conferma che la Cross non è solo interprete ma anche raffinata autrice. Shady Grove è il traditional che ben sappiamo, l’unica composizione qui inclusa che fin dalle sue origini era stata concepita o quasi per un arrangiamento a base di chitarra acustica, violino, banjo e mandolino. Long Long Time è la canzone resa celebre da Linda Ronstadt, ma l’arrangiamento è tutt’altra cosa, d’altra parte le radici musicali della Ronstadt erano in origine più o meno le stesse della Cross.

Il medley, quasi otto minuti, sposa due ultraclassici con una composizione originale: quello che colpisce è la straordinaria naturalezza con cui la Cross e i suoi soci (Chris Pandolfi, procucer e banjoista, Jeremy Garrett, violino e mandolino, Tyler Grant, chitarra e Adrian Engfer, basso) si accostano a canzoni come Summertime e la Moondance di Van Morrison, con begli spunti per l’acustica di Grant, con il brano originale Pas De Deux infilato magicamente nel mezzo e poi ripreso alla fine in francese. Applausi.

Il disco si conclude con la breve ma riuscita Cottonwood Creek. Ribadisco, peccato sia solo un EP.

Tags:

Non è più possibile commentare.