WAIRA – Under The Black Hat

2016 Waira copertina[177]

WAIRA – Under The Black Hat (Viva Records 2016)

La prima cosa che colpisce nell’ascolto di questo EP della giovanissima Waira è la freschezza abbinata ad una spontaneità disarmante. La musica e la voce che escono da questo dischetto sono lo specchio della ragazza che ne è autrice, Camilla Cristofoletti, che ha però di affidare le proprie sorti artistiche allo pseudonimo di Waira.

Con bene in mente la lezione di songwriters britannici della sua generazione (Ed Sheeran, Nina Nesbitt, Birdy ed altri), ma anche con riferimenti più vetusti (non esita a fare il nome di Bob Dylan), Waira è la dimostrazione che si può fare musica buona e a farsi apprezzare senza dover a tutti i costi passare per i talent show che inflazionano da troppo tempo la scena musicale nazionale e non. Il tutto quasi per caso, perché si è scoperta musicista senza sapere di esserlo, riprendendo in mano una vecchia chitarra e riuscendo a scriverci su delle canzoni, con testi molto personali. Tristi dice lei, in realtà solo ispirati da momenti di tristezza o malinconia, ma a loro modo intrisi di una solida voglia di reagire!

Ha voluto realizzare il disco per il suo ventesimo compleanno, coadiuvata da Mattia Mariotti e Marco Facchin, rispettivamente chitarrista e pianista, che hanno saputo lasciare alle canzoni di Waira la loro spontaneità, senza snaturalizzare eccessivamente il costrutto folk che ne sta alla base. E per il futuro Waira ha in mente di minimalizzare ulteriormente gli arrangiamenti, consapevole del potenziale assoluto che le sue canzoni e la sua voce possiedono senza dover ricorrere a troppi artifici.

Cinque i brani inclusi nel disco, uno dei quali, Don’t Cry, utilizzato come singolo di prova all’inizio dello scorso anno: poi le cose hanno cominciato ad andare più che in fretta per Waira, a partire dagli apprezzamenti per le sue esibizioni in piccoli teatri e dalla partecipazione ad un concorso a livello locale (Waira vive tra Bolzano e Trento) per arrivare alle assi del palco della 02 Islington Academy di Londra dove lo scorso 19 ottobre ha aperto per il cantautore texano Jay Brennan.

La traccia iniziale del disco è subito vincente, sorretta da chitarre e voce, è già una dimostrazione della stoffa di cui Waira sa vestire le proprie emozioni ed i propri pensieri: Nothing To Lose, che potremmo considerare il brano portante dell’EP, è un incoraggiamento a non farsi condizionare e a reagire anche quando si resta delusi da qualcuno. Wrong Way è giocata sul pianoforte e su archi sintetizzati ed è a sua volta un’esortazione ad andare comunque avanti anche quando si ha la sensazione che l’universo intero stia giocando contro di te. House Of Cards si gioca su un’interessante base musicale con tanto di cori in cui Waira doppia sé stessa, un’altra canzone di spessore, indirizzata a qualcuno che si cela dietro una maschera rifiutandosi di mostrarsi per quello che è. Sono storie personali si diceva, tutt’al più di persone molto vicine all’autrice, che per sua stessa ammissione dice di riuscire a scrivere solo di quello che conosce e che vive in prima persona.

Don’t Cry è la bella canzone da cui tutto è partito e ascoltandola risulta nettamente chiaro come sia stato possibile in poco tempo a Waira giungere agli apprezzamenti di cui è stata oggetto. Il disco si conclude con Rain, la composizione più recente, un altro invito a guardare avanti perché dopo la pioggia arrivano sempre giorni migliori, un altro bel risultato per una giovane cantautrice che vale la pena di conoscere e seguire.

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